GROTTAMMARE – “La Soprintendenza ha seguito il percorso di progettazione dell’opera attraverso l’architetto Miriam Pompei e questo il Soprintendente evidentemente non lo sa, ma per nostra fortuna lo provano i documenti, nel caso non bastassero i testimoni e l’architetto Pompei in primis”, è questa la dichiarazione congiunta dell’Amministrazione di Grottammare e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno indirizzate all’attuale Soprintendente Stefano Gizzi. E durante l’iter di progettazione il suo predecessori Cozzolino si era già espresso sia sulla pianificazione urbanistica dell’area che sulla questione degli edifici rurali.
Amministrazione e Fondazione non riescono a spiegarsi la natura del provvedimento. Cosa c’è che non va al progetto dell’architetto Bernard Tschumi? Già il 6 marzo scorso in una lettera protocollata in Comune il Soprintendente Gizzi sono aveva chiesto maggiori dettagli grafici e per iscritto ad integrazione dello studio denominato Schematic Design Fhase del 2 febbraio 2013 discusso in maniera informale presso il Comune in presenza del progettista. “Potrebbero essere maggiormente rispettose del carattere paesaggistico dell’area in considerazione delle preesistenze, delle visuali e delle connotazioni storico-architettoniche del vecchio incasato soprastante”, aveva suggerito il Soprintendente Gizzi prima di firmare il preavviso di diniego reso noto il 30 aprile.
“Una cosa è certa, il Soprintendente Stefano Gizzi non è nuovo a sorprendenti provvedimenti forieri di accese discussioni nella città del suo precedente incarico, Napoli. – rilanciano Comune e Fondazione – Il nostro Soprintendente è autore dell’incomprensibile difesa delle Vele di Scampia e dell’inerzia sull’abbandono di pregiate opere architettoniche della città partenopea; abbastanza tollerante per permettere il parcheggio all’interno del Palazzo Reale e davanti al Museo Archeologico nazionale, ma non troppo per illuminare monumenti al buio, scomodando un classico della letteratura tedesca per giustificare una scelta dubbia dal punto di vista della salvaguardia del patrimonio culturale. Gizzi infatti sostenne che i monumenti dovevano essere osservati alla luce della luna, come afferma Goethe nel Viaggio in Italia, e pertanto non dovevano essere illuminati. Scelta curiosa, tanto quanto quella di non permettere la costruzione di Anima perché coprirebbe gli ulivi e le siepi della Valtesino”.