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Scappare a volte è la cosa più semplice. Soprattutto quando la vita ci pone di fronte a difficoltà apparentemente insormontabili. Hushpuppy (Quvenzhané Wallis) è una bambina di 6 anni, che vive con il padre Wink (Dwight Henry) in una comunità del sud della Lousiana chiamata “La grande vasca” per gli allagamenti che si susseguono a causa dei cicloni. L’arrivo di un uragano mette in fuga
A volte la follia più grande risiede proprio nella volontà di giustificare la follia stessa. Cosa rende un uomo accecato dalla gelosia più folle di chi segue con una scaramanzia maniacale le partite di football, o di chi finge una vita felice e sfoga la rabbia repressa devastando il garage ascoltando heavy metal? Eppure il pazzo è Pat (Bradley Cooper), finito in un ospedale psichiatrico dopo aver picchiato
Le prénom. Questo è il titolo originale del film, opera prima per il cinema di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte. Tradotto letteralmente sarebbe “Il nome”. E probabilmente avrebbe avuto più senso. La cena si svolge a casa di due professori, Elizabeth (Valérie Benguigui) e Pierre, che ospitano il fratello di lei, Vincent con sua moglie incinta e un amico. La notizia del nome scelto
Welcome è una parola che ha una potenza devastante. Significa “benvenuto”, presuppone accoglienza, tolleranza, rispetto. Non prevede distinzioni o filtri, semplicemente apre le porte a chi bussa. Se avesse un corpo, avrebbe braccia spalancate e un sorriso. Welcome è la parola che compare sullo zerbino di un uomo che ha denunciato alla polizia il suo vicino di casa, reo di aver aiutato un clandestino
Adulti e bambini. Insegnanti e alunni. Mondi contrapposti, generazioni troppo distanti, ruoli in contrasto per definizione. Ma nonostante ciò, le dinamiche delle reazioni alla vita seguono gli stessi percorsi. Monsieur Lazhar, film franco-canadese candidato agli Oscar 2012 come miglior film straniero, affronta il tema della morte dal punto di vista di chi resta, di chi sente su di sé il peso dell’abbandono,
Esistono film che raccontano storie. A volte leggere, a volte tragiche. Storie. Poi esistono film che sono esperienze. Difficilmente inquadrabili in una categoria predeterminata. Fanno urlare allo scandalo o al capolavoro, reazioni opposte allo stesso schiaffo che rappresentano per lo spettatore. Enter the void appartiene sicuramente alla seconda categoria. Non è facile definire quest’opera.
Capita spesso che per la distribuzione di un film straniero in America si renda necessario un remake di produzione Hollywoodiana. Altrettanto frequentemente ciò che ne risulta è una brutta copia, in cui si perde l’essenza dell’idea originale, in favore di una presentazione più sfarzosa. Funny Games rappresenta una valida eccezione.
Il tema dei viaggi nel tempo, e sugli effetti che una modifica degli eventi passati potrebbe causare nel presente, è stato affrontato in numerosi romanzi e film. Il motivo sta nel fascino che suscita la possibilità di intervenire sulla storia attraverso il libero arbitrio. Nel film di Rian Johnson il concetto viene affrontato dal punto di vista di un killer che deve uccidere il suo futuro. La storia
Dall’horror della trilogia “La casa” alla Disney, passando per i tre film di “Spiderman”, Sam Raimi si cimenta nel filone che recupera i vecchi successi cinematografici attraverso il prequel. In questo caso, il regista racconta la nascita della leggenda del Mago di Oz (film_1939) capolavoro di Victor Fleming del 1939, dandogli nuova vita attraverso la recitazione di James
Fausto Mieli (Gianni Morandi) è un cantante che fu molto popolare, prima di sparire dalle scene a causa della malattia della moglie Moira (Valeria Bruni Tedeschi), con la quale si è ritirato a vivere in un paesino dell’Appennino Tosco-Emiliano. Mentre prepara il suo trionfale ritorno alle scene, organizzato poco distante, incarica la ditta dei fratelli Cosimo (Valerio Mastandrea) ed Elia (Elio Germano)
Calvin Weir-Fields (Paul Dano) è uno scrittore il cui nome è ancora legato al grande successo del suo primo romanzo, ma che attraversa un periodo di profonda crisi creativa. La sua vita sentimentale mediocre lo porta a immaginare la ragazza dei suoi sogni, e ritrova la sua verve rendendola la protagonista del suo nuovo libro. Ma Ruby (Zoe Kazan) si rivela ben più che una semplice trasposizione letteraria
La commedia racconta di un percorso che ruota attorno alle convenzioni sociali, agli schemi definiti, alle leggi che alimentano la società e che per le persone comuni rappresentano la normalità. Ma chi stabilisce cosa è normale e cosa non convenzionale? La storia che ha alimentato la nostra vita, in un percorso forgiato proprio sulle consuetudini e gli schemi prestabiliti. In sostanza si racconta della storia