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L’inizio dell’estate appartiene un po’ all’immaginario di ognuno. Passano gli anni, e anche se il ritmo di lavoro e ferie programmate scandisce la vita in maniera frenetica, ogni volta al primo mare si respira un’aria diversa. La memoria torna inevitabilmente al tempo che fu, il clima si fa più leggero, e il sapore dell’adolescenza si riaffaccia, con i suoi tormenti per alcuni
Nell’approcciare l’ultimo film di Martin Scorsese, viene spontaneo chiedersi cosa ci sia di nuovo da dire riguardo all’avidità dei brokers di Wall Street, argomento già ampiamente trattato nella storia della cinematografia. Effettivamente la trama in sé, tratta dall’omonima autobiografia di Jordan Belfort, rappresenta un’ulteriore variazione sul tema, e cela nella
“Ma la mafia ucciderà anche noi?” – “Tranquillo, ora siamo in inverno. La mafia uccide solo d’estate”. Il film di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif parte da questa rassicurazione grottesca, fatta da un padre a suo figlio, per raccontare la mafia secondo un approccio innovativo, che non la relega a entità sconosciuta e indipendente, ma la integra nella banalità
Ultimamente il cinema americano sembra voler fare i conti con i fantasmi del proprio passato, quasi per cercare un’espiazione alle colpe che macchiano la storia della più rappresentativa democrazia d’occidente. La schiavitù e i diritti civili fanno parte di un filone ampiamente trattato ed apprezzato negli ultimi anni, come testimonia il successo agli Oscar 2014 di 12 Anni schiavo. The
Italo Calvino definì lo spirito partigiano come una “attitudine a superare i pericoli e le difficoltà di slancio, un misto di fierezza guerriera e autoironia sulla stessa propria fierezza guerriera, di senso di incarnare la vera autorità legale e di autoironia sulla situazione in cui ci si trovava a incarnarla, un piglio talora un po’ gradasso e truculento ma sempre animato da generosità, ansioso
Nel 1981, il film La Casa di Sam Raimi, girato a basso costo e con pochi mezzi, divenne in breve tempo un cult tra gli appassionati del filone horror, grazie anche a invenzioni registiche che contribuirono a renderlo una pietra miliare nel genere. Quel film consacrò l’esordiente Raimi, che con maggiori possibilità diede vita a due sequel, senza però eguagliare il successo del primo. Nel
Dustin Hoffman esordisce dietro alla macchina da presa, raccontando una storia semplice sull’anzianità, i rimpianti e le occasioni perdute. Tratto da una pièce teatrale di Ronald Harwood, il film è ambientato in una casa di riposo per musicisti e cantanti nella campagna inglese. Il 10 ottobre di ogni anno viene qui organizzato un concerto per festeggiare la nascita di Giuseppe Verdi e raccogliere
Chi nasce tondo, non muore quadrato. Chi nasce ultima ruota del carro, è destinato a rimanere tale. Non sempre però è una sconfitta. Giovanni Veronesi parte da questo concetto per parlare dell’uomo qualunque, quello che si accontenta di guardare il progresso del mondo in cui vive, scegliendo di contribuire con il suo piccolo e onesto lavoro e lasciando ad altri l’ambizione di esserne
Seduzione, sadismo, masochismo, realtà e finzione. C’è tutto questo nel gioco delle parti messo in scena da Roman Polanski nel suo ultimo film. Dopo Carnage, il regista torna a indagare le debolezze e le pulsioni umane girando un film come fosse una pièce teatrale. Ed è proprio in un teatro che si sviluppa la storia. Tra le scenografie abbandonate di un precedente spettacolo, si svolgono i provini
Cosa accade nella mente di un genitore a cui viene rapito un figlio? Esistono reazioni accettabili? E soprattutto, qual è il confine tra normalità e follia quando si vive una tragedia di tale entità? Il film di Denis Villeneuve affronta un tema, quello del rapimento di un minore, già ampiamente trattato, ma si allontana dai cliché del padre disperato e del poliziotto meticoloso, preferendo
“Ogni anno 25 piloti prendono parte al Campionato mondiale di Formula Uno, e ogni anno due di noi perdono la vita. Chi può scegliere un lavoro simile? Non le persone normali, questo è sicuro”. Si apre così l’ultimo film di Ron Howard, mentre scorrono sullo schermo le immagini di preparazione alla partenza del Gran Premio di Germania del 1976, sul circuito del Nürburgring. La frase d’introduzione,