Nei dintorni del Monte Vettore, che con i suoi 2.476 m è la cima più alta dei Sibillini, esiste un solo rifugio, purtroppo lesionato dal sisma del 2016: quello, a quota 2.250 m, intitolato all’alpinista ascolano Tito Zilioli, di proprietà del Cai di Ascoli Piceno.
La struttura venne edificata in una località chiamata Sella delle Ciaule, una sella, appunto, tra Monte Vettore e Creste del Redentore, zona totalmente sprovvista di ripari, anche naturali.
La storia di Tito Zilioli
Tito nasce ad Ascoli nel 1934. Appassionato e grande esperto di montagna, nel 1958, a soli 24 anni, il 30 marzo tenta insieme a tre compagni d’avventura (Pinetta Teodori, Claudio Perini e Francesco Saladini) di risalire, in invernale, la via del canalino del Vettore.
Il tempo, durante la loro avventura, non si dimostra clemente: il freddo si fa sempre più acuto, misto a raffiche di vento e neve. Tito sembra assente e rimane indietro rispetto agli altri, che cominciano la discesa. Le condizioni del ragazzo peggiorano: in stato di confusione, crolla a causa del freddo. Il suo corpo viene abbandonato dai compagni d’avventura prima del Vettoretto, dove ora c’è una croce a lui intitolata, e recuperato il giorno seguente.
Il rifugio è stato, così, intitolato a questo giovane, tra le figure miliari della storia dell’alpinismo ascolano. Da quello che sappiamo, inizia a frequentare la montagna nel 1953; nel gennaio 1955 sale con Francesco Saladini al Vettore per la direttissima e, nell’estate, con lui e Gigi Gaspari al Gran Sasso, prima sul Corno Grande poi sul Piccolo per la Danesi. Percorre, poi, tutte le vie della palestra ascolana del Dito del Diavolo e ne apre una nuova. Da quel momento, i risultati alpinistici, soprattutto sul Gran Sasso, si susseguono fino alla sua, purtroppo prematura, morte.
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