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CIIP SpA, il presidente Giacinto Alati e i tecnici del Consorzio questa mattina, durante una conferenza stampa, hanno fatto il punto della situazione sul tema crisi idrica: c’è forte carenza di acqua a causa delle scarse precipitazioni nevose e piovose degli ultimi tempi.

La conferenza è iniziata con parole di fuoco dal presidente Alati: “Negli ultimi tempi si è detto di tutto sull’azienda che, ricordiamolo, smuove circa un migliaio di persone come indotto di lavoro. Abbiamo letto sulla stampa notizie fondate sul nulla o sul chiacchiericcio di maniera, che non fanno onore ai dipendenti che ogni giorno lavorano duramente per garantire i servizi”.

“Non è facile in un periodo di crisi idrica senza precedenti gestire il servizio e garantire l’erogazione: le difficoltà che derivano da una tale situazione, di grande precarietà, sono innegabili. Abbiamo investito milioni di euro per creare impianti di soccorso e per cercare di tamponare l’emergenza: è vero, l’acqua non è buona come prima, perché l’acqua di prima non c’è più. Tuttavia, nonostante Covid e crisi idrica abbiamo sempre garantito l’erogazione, per cui questo non è il momento di accentuare le polemiche ma di rispettare le istituzioni e chi le rappresenta”, ha proseguito Alati.

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Ciip SpA, la situazione attuale

Attualmente, il territorio di Ascoli Piceno e Fermo è servito da tre impianti di soccorso: come ha spiegato il direttore Celani, “mentre prima del sisma l’acqua nostrana proveniva da Pescara del Tronto, Capodacqua e Foce di Montemonaco, adesso il livello di questi acquedotti è sceso più del 70%. Ciò vuol dire che l’acqua dei Sibillini non c’è più, e che siamo serviti da impianti di soccorso destinati a diventare stabili: quello di Castel Trosino, quello di Santa Caterina e quello del Fosso dei Galli“.

Celani ha spiegato che la scorsa settimana, con il grande caldo, la situazione è peggiorata, anche se qualche precipitazione negli ultimi giorni è riuscita a dare un po’ di sollievo. Ad ogni modo, certo è che “l’acqua di qualità di prima non c’è più, ma sicuramente quella di Castel Trosino, che serve Ascoli, Folignano e Maltignano, è potabile, a differenza di quanto dicono in molti”.

Si è entrati poi nel merito di altre polemiche sollevate da giornali e cittadini, anche tramite i canali social, su fenomeni che vedrebbero l’acqua ascolana di strani colori: “Per Castel Trosino avevamo una concessione di 50 l/s, quantità minima per permettere alla città di reggere. Ora ne servono intorno ai 150 al secondo, perciò è stata chiesta una deroga al Comitato di Protezione Civile, che ha imposto di clorare l’acqua. Per questo motivo, a volte, l’acqua può uscire rossa dalle tubature, per problematiche dovute agli impianti interni delle case, non abituati all’aggressività del cloro che può far staccare ossidi di ferro”.

I tecnici hanno spiegato come l’attuale crisi idrica non sia nemmeno paragonabile alla crisi meteorologica del biennio 1988/1990, quando la sorgente di Foce, al minimo storico, erogava 450 l/s. Adesso il sisma ha fatto diminuire ulteriormente la portata di circa 300 l/s, riducendo la sua capacità di erogazione a 150 litri per secondo. Questa carenza è, attualmente, colmata dalla portata dell’acquedotto di soccorso di Castel Trosino, che eroga 100 l/s, da quello di Santa Caterina (80 l/s) e da quello del Fosso dei Galli, che arriverà al massimo a 70 l/s.

Ciip SpA, le prospettive future

“Stiamo cercando soluzioni, sperando che le prossime annate vadano meglio. Qualche settimana fa si sono conclusi degli studi portati avanti con l’Università di Ancona, dai quali è emersa la possibilità di compiere dei sondaggi tra Foce e i Piani della Gardosa ma pensiamo che, per problematiche ambientali, sarà difficile ottenere l’avallo del Parco. Il territorio di Capodacqua, invece, fino alla galleria di Forca Canapine, non rientra nell’areale protetto del Parco Nazionale dei Sibillini e lì stiamo scavando due pozzi potenzialmente produttivi, uno terminato e uno in corso d’opera, a circa 300 metri di profondità, nella parte del viadotto tra le due gallerie, che potrebbero dare un’ulteriore capacità di circa 80 l/s complessiva. Confidiamo dunque nei pozzi di Capodacqua, anche se non sarà possibile utilizzarli immediatamente perché vanno effettuati studi di fattibilità”, hanno spiegato i tecnici, chiarendo che “l’optimum sarebbe mescolare l’acqua di pozzo con quella di sorgente ma non è possibile per la conformazione delle reti. Si tratta di due acque ugualmente potabili, con l’unica differenza che quella di pozzo è più dura, perciò può creare alcuni problemi con elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie”.

Probabilmente, alle condizioni attuali, se le temperature torneranno a crescere, e con esse i consumi, la Ciip valuterà ipotesi di razionamento notturno dell’acqua. Le zone dell’ascolano servite dall’acquedotto di Castel Trosino sono quelle meno a rischio poiché l’acqua c’è, in quanto la Montagna dei Fiori ha un microclima particolare.

Il messaggio ai cittadini è dunque chiaro: non sprecare acqua e risparmiare e limitare i consumi quando possibile, ad esempio evitando di riempire piscine e innaffiare orti e giardini con acqua potabile.

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