Coronavirus, ci si prepara alla riapertura dei luoghi della cultura come musei, archivi e biblioteche, che avverrà nelle Marche il 25 maggio, interrogandosi su come proteggere al meglio la salute del personale e dei visitatori, ma anche come non danneggiare manufatti librari, archivistici ed opere d’arte che, in molti casi, si rivelano essere molto delicati.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha proposto una sorta di quarantena anche per libri e opere d’arte, dalla durata di almeno 10 giorni, al fine di non contaminarli con disinfettanti o altre sostanze che potrebbero rivelarsi dannose ed aggressive. Le linee guida – che saranno adottate anche dalla Regione Marche – si dividono in due categorie: quelle previste dall‘Icpal (Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro, specializzato nell’attività di restauro, conservazione, ricerca sui materiali archivistici e librari) e quelle dell’Opificio delle Pietre Dure, istituto autonomo del Mibact specializzato nel restauro delle opere d’arte. Le prime riguardano la gestione delle operazioni di sanificazione degli ambienti di archivi e biblioteche, le seconde sono rivolte ad ambienti dove sono presenti opere d’arte.
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Coronavirus, le linee guida dell’Icpal
L’Icpal, nelle sue linee guida, ricorda che non tutti i comuni disinfettanti risultano adeguati per la pulizia in ambienti ove siano esposti, conservati e stoccati beni culturali e che “le procedure da utilizzare per eventuali sanificazioni non possono pertanto ritenersi univoche e applicabili nello stesso modo a qualsiasi ambiente”.
Per ambienti storici ed arredi di pregio, ad esempio, la disinfezione può avvenire in modi differenti: nel caso di superfici in pietra o arredi lignei, l’Icpal consiglia di nebulizzare su carta assorbente una soluzione di alcol etilico al 70% (400 ml di alcol etilico denaturato a 90 gradi da miscelare con 100 ml di acqua) oppure di acquistare prodotti pronti all’uso, sempre con concentrazione del 70%, ma senza applicarli se sono presenti finiture superficiali come lacche o resine, facilmente deperibili. Nel caso di superfici metalliche o in vetro si consiglia di utilizzare sempre alcol etilico al 70%.
Essendo di 9 giorni la permanenza del virus sulle superfici, l’Icpal considera non necessaria la disinfezione diretta dei beni librari ed archivistici al momento della riapertura, poiché questi oggetti dovrebbero essere isolati da molto più di 9 giorni. In caso contrario, tuttavia, si consiglia di tenerli per 10 giorni in isolamento, in ambienti individuati di volta in volta da ogni istituto, “possibilmente provvisto di finestre che sia possibile aprire regolarmente per permettere il ricambio d’aria”.
Come consultare gli oggetti delle collezioni
Per consultare libri o documenti conservati in biblioteche o archivi, gli utenti dovranno essere obbligatoriamente muniti di dpi (guanti e mascherina). All’ingresso delle sedi dovranno essere messi a disposizione dispenser muniti di gel disinfettanti per le mani.
Per eseguire la consultazione, il personale (sempre munito di mascherina e guanti), preleverà il documento dell’utente e fornirà il materiale da consultare, che “dovrà essere lasciato in isolamento preventivo per almeno 10 giorni, possibilmente riponendolo in buste di contenimento all’interno del locale precedentemente individuato. Il materiale consultato non sarà quindi fruibile nei 10 giorni successivi”.
Coronavirus, le linee guida dell’Opificio delle Pietre Dure
Per l’Opificio delle Pietre Dure, se un ambiente è stato chiuso al pubblico e ai dipendenti per più di 9 giorni non sarebbe necessario intervenire con la sanificazione alla sua apertura, in quanto è già trascorso il periodo di quarantena necessario per l’abbattimento del pericolo: sarà sufficiente una accurata pulizia con materiale disinfettante, visto che la durata del virus oscilla tra 1 giorno per i guanti in lattice ai 9 giorni delle superfici in plastica.
Netta la loro opinione riguardo la tutela delle opere d’arte: nessuno deve approntare opere di sanificazione di alcun tipo se non un restauratore qualificato e secondo il rispetto delle leggi vigenti. Per beni culturali potenzialmente soggetti al contagio l’Opificio si allinea con le direttive dell’Icpal: occorrerà sottoporre l’opera a quarantena in un ambiente isolato per circa 9 giorni.
Per musei e luoghi della cultura che non prevedono il prestito di materiale il problema principale sarà, dunque, la sanificazione degli ambienti, dei pavimenti, delle superfici di contatto e dei servizi igienici, poiché bisognerà prestare comunque una particolare attenzione per non contaminare le opere d’arte presenti, “evitando, per esempio l’impiego per i pavimenti dell’ipoclorito di sodio troppo ossidante, e potenzialmente pericoloso in presenza di opere in bronzo, ottone e rame come per tutti i Cloroderivati, preferendo l’impiego di soluzioni alcooliche al 70% (ottenibili con prodotti già in commercio oppure con la miscela di 400 ml di alcool denaturato al 90% e 100 ml di acqua)”. L’Opificio consiglia, oltretutto, in occasione degli interventi di sanificazione di proteggere, se possibile, le opere d’arte con teli di TNT piuttosto fitti per evitare qualsiasi forma di deposizione come schizzi o condensa di vapori. “Una grande importanza per evitare ogni possibile interazione tra il prodotto usato e le opere d’arte è rivestita dalla esistenza o meno di sistemi di ventilazione e di ricambio d’aria, in grado di evitare il formarsi di accumulo di vapori, potenzialmente nocivi. Questi ultimi impianti, tuttavia, possono essere loro stessi una fonte di rischio e dunque sarà necessario prevedere una frequente sanificazione dei filtri dei fan coil e, in caso di impianti di climatizzazione, dei filtri generali dell’impianto in entrata ed uscita”.
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