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Confcommercio Ascoli, aderendo ad una campagna nazionale promossa dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) nel corso dello scorso anno, alcune attività di ristorazione del Piceno hanno partecipato, in via sperimentale, all’iniziativa chiamata Rimpiattino, che prevede di combattere gli sprechi alimentari favorendo la cultura dell’asporto di cibi e bevande.
 
“La Confcommercio di Ascoli ha aderito volentieri perché sensibile alla tematica dello spreco alimentare e ha cominciato a distribuire i contenitori per cibi e bevande alle attività che ne hanno fatto richiesta”, ha dichiarato il presidente della Confcommercio di Ascoli Fausto Calabresi, spiegando che in Italia c’é ancora una sorta di riserbo o vergogna nel chiedere di portate a casa i cibi e le bevande avanzate, cosa che, ad esempio, nel mondo anglosassone, con le doggy bag, è totalmente normale e diffusa.
 
Ad oggi, su tutto il territorio nazionale, sono stati distribuiti circa 35 mila rimpiattini in 870 ristoranti.
 

Rimpiattino, il progetto

I contenitori per l’apporto sono forniti dalla Comieco (Consorzio per il riciclo e il recupero di carta e cartone), fatti in materiale riciclabile al 100% e con un design accattivante, che possa invogliare i consumatori al loro utilizzo; i contenitori sono di due tipi, uno per il cibo e uno pensato per le bottiglie di vino. Ogni confezione ha un costo, per il ristoratore, di 95 cent. (IVA compresa), un costo che è “del 30% o 40% superiore ad alluminio o altri materiali simili, ma il titolare del locale ne recupera in immagine della attività”, ha spiegato Daniele Fabiani, presidente della Fipe.
 
Ascoli Piceno è stata tra le prime 22 città in Italia ad aderire all’iniziativa (Aosta, Torino, Genova, Varese, Bergamo, Mantova, Vicenza, Pordenone, Ferrara, Firenze, Grosseto, Ancona, Chieti, Roma, Rieti, Foggia, Catania, Palermo, Ragusa, Cagliari, Sassari) . “Abbiamo registrato un grande riscontro, in termini di immagine positiva del ristorante e di effettivo vantaggio che i clienti traggono a fine pasto. Stiamo pensando di avanzare una richiesta alla Pubblica Amministrazione per quel che riguarda la Tari, la tassa sui rifiuti: con questa azione si potrebbe ridurre lo spreco dell’umido ed abbattere i costi, essendo questa tassa particolarmente esosa per le attività di ristorazione”.
 
“Speriamo che questo sia l’inizio di un’inversione di tendenza a livello nazionale, che possa provocare un vero e proprio cambio culturale, con la possibilità di portare a casa senza vergogna ciò che, in un pranzo o in una cena, non è stato consumato”, ha proseguito Fabiani, concludendo che, a livello locale, “siamo in una fase sperimentale. Gli esercizi commerciali che hanno aderito sono 14, perché il primo intento è stato quello di testare i vantaggi sul campo, che porta ad un’immagine positiva del ristoratore agli occhi del cliente. Siamo in una fase di accoglienza delle domande, i kit vengono distribuiti su richiesta, perciò invitiamo i ristoratori ad aprirsi a questa  nuova prospettiva”.
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