Articolo
Testo articolo principale

Intervistiamo oggi una giovane promessa della recitazione, Marco Bruni, classe 1979. Nato a Fermo ma da sempre residente a Spinetoli, fin da piccolo ha sempre coltivato la passione per la recitazione, ma questo chiediamolo a lui.

Com’è nata la tua passione per il teatro?Tutto è nato spontaneamente. Nell’adolescenza mi divertivo molto a imitare familiari e amici. Viste le mie capacità i compaesani, mi chiamavano spesso per fare delle scenette e intorno a me si creava, in modo spontaneo, un capannello di persone che ridevano e si divertivano. Tutto dunque è nato da li, dalla mia innata capacità imitativa. 

A che età hai iniziato i tuoi studi? Ho iniziato a 21 anni grazie alla tenacia di mia madre che mi convinse a iscrivermi a un corso di teatro. Paolo ed Eugenia, i miei insegnanti, rimasero così colpiti dalle mie capacità, che mi proposero subito di entrare nella loro compagnia, ovviamente accettai subito. Mettemmo in scena due spettacoli, “Operazione tango” e “Le mille e una notte”, e facemmo una tournée che durò due anni nei quali toccammo diverse regioni italiane. La passione era però ormai forte e questo mi spinse a lasciare il mio lavoro da operaio e a trasferirmi a Roma dove, superato l’esame di ammissione, entrai a far parte della Scuola di tecniche dello spettacolo di Claretta Carotenuto.

Cosa ti ha lasciato la tua mentore Claretta Carotenuto? Che dire, LA ADORO! Cosa mi ha lasciato? Tutto! Mi ha illuminato. Diplomarmi alla sua accademia è stato qualcosa di unico. Lei è un’artista con la A maiuscola. Mi ha dato tantissimo, ogni giorno uscivo dalla sua scuola con qualcosa in più perché il solo ascoltarla rappresentava una grande lezione di teatro… e di vita. Mi ha fatto prendere coscienza del mio corpo, della mia voce, dello spazio scenico, dell’improvvisazione e soprattutto mi ha fatto “vivere sulla scena”. Mi ha reso un attore professionista. Tutt’oggi continua a dirmi «Marco ha la follia dentro, che non è pazzia attenzione… è follia!». Emozionanti furono le sue parole quandi mi consegnò la borsa di studio «Marco Bruni é in assoluto l’attore più interessante che abbia conosciuto negli ultimi dieci anni. Credo che per qualunque regista di teatro, cinema e televisione averlo nel cast sarebbe un aggiunta di valore. Nel mio “To Be BecketT” ha interpretato magistralmente il ruolo di James Joyce che era in sostanza il ruolo più complesso da attribuire. Bruni merita una carriera adeguata al suo talento, mercato permettendo.» sono parole che resteranno per sempre nel mio cuore e la ringrazierò in eterno.

Esperienze lavorative? La prima in assoluto fu curiosa, un mese prima di iniziare il corso di teatro andai a vedere “Romeo e Giulietta” una rivisitazione in chiave comica di Paolo Rossi al palacongressi di San Benedetto. Mentre attraversavo il corridoio per entrare in platea fui bloccato da Rossi stesso che mi disse “Tu sei il Romeo che cercavo”. Mi ritrovai catapultato dietro le quinte, dove mi spiegarono ciò che avrei dovuto fare in scena. Insomma, andò benissimo, un’esperienza fantastica. In seguito ho fatto varie esperienze lavorative tra cui un corso di teatro per il comune di Spinetoli, e un duetto quest’estate con Antonio Rezza, durante l’Invisibile Festival a Colli del Tronto. Tra tutte però l’esperienza più importante rimane la partecipazione al “To Be BecketT” di Claretta Carotenuto in merito al quale abbiamo ricevuto molte recensioni positive da parte dei maggiori critici teatrali, da Rodolfo Di Giammarco, a Masolino D’amico, da Ettore Zocaro a Riccardo Reim. Ultima, ma non di importanza, la mia partecipazione ad “Habemus Papam” di Nanni Moretti dove ho interpretato un prete.

Cosa ti riserverà il futuro? Attualmente sto girando dei cortometraggi di cui sono regista e sto prendendo parte a un nuovo lavoro di Claretta Carotenuto, del quale però non posso dire altro, se volete saperne di più risentiamoci tra due mesi! (ride). A parte gli scherzi, il futuro? Non saprei, vorrei vederlo, ma siccome non posso lo aspetto.

Un consiglio per chi vuole intraprendere questa strada? Sarà banale ma il mio consiglio è… non seguire consigli. In questo mestiere la cosa migliore è sbagliare con la propria testa, dando retta a se stessi e alle proprie sensazioni. Una cosa davvero antipatica è che, soprattutto all’inizio, vi verrà chiesto di lavorare senza essere retribuiti. Spesso il lavoro di attore viene calpestato e sminuito, la vostra professionalità invece va ricompensata e gratificata con un giusto compenso. La cosa importante è comunque vivere, concentrate l’attenzione sulla vita, osservate, perché questo è il teatro, è vita e così facendo la recitazione sarà viva.

 

Euridice – cortometraggio – con e di Marco Bruni

Cioccolato e pistacchio – cortometraggio – di Marco Bruni