Per noi italiani il Carnevale è una festa essenzialmente per bambini, dove ci si maschera, ci si diverte. Ogni regione italiana festeggia il Carnevale in modo diverso e ognuna ha le sue maschere tipiche, che spesso derivano da quelle della Commedia dell’Arte. Anche nel Piceno, ciascun paese ha le proprie tradizioni, basti pensare alla tradizione umoristica e satirica del carnevale del capoluogo, ai vari appuntamenti di Offida, alle tradizioni di Castignano; tuttavia, le radici di questa festività sono molto antiche, e per certi versi oscure, poiché legate ad un profondo sovvertimento dei valori condivisi da una comunità.
La festa del Carnevale è una festa in uso nei paesi cattolici senza data fissa, poiché è collegata alla Pasqua. Tradizionalmente, in Italia, il periodo carnevalesco è quello che intercorre tra la fine dell’Epifania e il martedì che precede il Mercoledì delle Ceneri, giorno che dà inizio alla Quaresima. Il culmine del Carnevale va dal giovedì al martedì precedente, detti, rispettivamente, Giovedì Grasso e Martedì Grasso.
Ad ogni modo, c’è un qualcosa legato al disordine, al caos, che nell’inconscio collettivo è sempre stato sentito come associato alle feste carnevalesche; tale tensione è stata ben riprodotta nella storia dell’arte: sono infatti innumerevoli i quadri di artisti di tutti i tempi che ritraggono soggetti carnevaleschi, a volte onirici e poetici, a volte inquietanti e mesti.
Carnevale: da dove deriva?
Il Cristianesimo ha sempre teso ad inglobare, per poi trasformare, i riti antichi e ancestrali di epoca pagana.
L’etimologia della parola sembrerebbe derivare dal latino Carnem Levare (togliere la carne), perché era invalsa l’usanza, il martedì, di banchettare con della carne, che non sarebbe stata mangiata durante il periodo della Quaresima.
Il primo concetto che si può associare al Carnevale è quello di disordine: forse la sua origine si perde in quelle che erano le celebrazioni romane in occasione dei Saturnali. Durante queste feste si inscenava un “mondo al contrario“, alla rovescia, in cui il normale ordine delle cose veniva sovvertito e in cui i padroni riverivano i servi, che diventavano temporanei detentori del potere, in un rovesciamento completo dei rapporti gerarchici.
Nelle feste di questo genere, tuttavia, si cela un qualcosa di sinistro ed anche “satanico”, notando che si tratta di un elemento che può anche piacere al volgo ed eccitare la sua allegria. Tali ricorrenze, insomma, sembra siano nate per canalizzare le tendenze e gli impulsi nefasti e ferini dell’uomo e renderli innocui, esorcizzarli, confinarli a giorni preposti alla follia in cui si sa che l’ordine naturale della società, con le sue regole e la sua morale, viene meno, manifestando desideri repressi in momenti brevissimi e in circostanze ben determinate, sempre regolamentate da limiti non oltrepassabili, ma sufficienti per far esplodere e sfogare le tendenze che prendono vita nell’animo dell’uomo represso. Secondo René Guénon, studioso di esoterismo, alla fine del Medioevo, quando tali feste caddero in disuso, si produsse un’espansione della stregoneria senza proporzioni rispetto ai secoli precedenti.
Perciò è lecito parlare di Disordine regolamentato, anche per quel che riguarda le mascherate dei giorni di Carnevale. Le maschere, infatti, sono solitamente orride ed evocano parvenze maligne e demoniache, quasi fossero una materializzazione delle tendenze più basse dell’uomo che possono così sfogarsi e manifestarsi. In un’epoca come la nostra, tuttavia, tali feste hanno davvero perduto ragion d’essere. Scrive Guenon, nel suo saggio intitolato Sul significato delle feste Carnevalesche: “come potrebbe, infatti, esserci ancora il problema di «circoscrivere» il disordine e di rinchiuderlo entro limiti rigorosamente definiti, quando esso è diffuso dappertutto e si manifesta costantemente in tutti gli ambiti in cui si esercita l’attività umana? Così, la scomparsa quasi completa di queste feste, di cui, se ci si limitasse alle apparenze esteriori e da un punto di vista semplicemente estetico, ci si potrebbe rallegrare per via dell’aspetto “laido” che inevitabilmente assumono, questa scomparsa, diciamo, costituisce al contrario, se si va al fondo delle cose, un sintomo assai poco rassicurante, poiché testimonia che il disordine ha fatto irruzione nell’intero corso dell’esistenza e si è a tal punto generalizzato da far sì che noi viviamo in realtà, si potrebbe dire, in un sinistro carnevale perpetuo”.