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Cna Ascoli, da un’indagine è emerso che il settore delle tipicità, soprattutto alimentari, nazionale e del Piceno, sta vivendo un buon periodo ma gli artigiani sono costretti, paradossalmente, a seguire i propri clienti con molti vincoli e scomodità, ad esempio somministrando solo bevande in lattina; occorrono, infatti, lunghi e costosi adempimenti burocratici per poter servire ai clienti delle gastronomie artigiane un caffè espresso o pietanze in piatti di ceramica e non di plastica.

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Cna Ascoli, le criticità degli artigiani

La Cna nazionale ha raccolto dei dati relativi al settore alimentare tradizionale, chiave di parte del Pil italiano che interessa il settore dell’occupazione e dell’attrattiva turistica.

Le imprese artigiane vanno incontro a difficoltà significative in termini normativi e burocratici.

La sintesi dei dati raccolti, elaborata per la provincia dalla Cna di Ascoli, porta a una conclusione poco incoraggiante: per la maggior parte dei clienti, consumare cibo all’interno di un’attività artigiana significa mangiare scomodi, dovendo rinunciare ai requisiti minimi che rendono confortevole un pasto, vale a dire l’utilizzo di sedie e tavoli abbinabili, l’impiego di posate in metallo e piatti di ceramica.

Spesso, infatti, il consumatore è costretto a sedersi su sedie e sgabelli la cui altezza non è compatibile con quella del piano d’appoggio, fatto che a volte invalida il consumo da parte di categorie particolari di soggetti, come donne incinte, anziani e bambini. 

Per di più, l’indicazione largamente prevalente di utilizzare soltanto posate, piatti e bicchieri a perdere, oltre a condizionare la qualità della degustazione (si pensi a cibi caldi come una zuppa o una minestra), risulta in controtendenza con le prospettive sostenibili di consumo, sempre più orientate alla sostenibilità e alla difesa dell’ambiente. Poi, anche se in condizione di cucinare cibi tipici, spesso gli artigiani sono costretti ad usare caffè a cialde e a non somministrare birra alla spina.

La penalizzante attuazione della legge ha ingenerato diversi profili di criticità, sia in ordine al ristretto perimetro entro cui l’artigiano è costretto a svolgere la sua attività, sia per quanto riguarda la mole degli adempimenti richiesti per poter permettere il consumo sul posto. In quest’ultimo caso, infatti, è necessario acquisire un ulteriore titolo abilitativo, vale a dire l’esercizio di vicinato, che può richiedere la presentazione di numerosi atti presupposti, spesso già in possesso dell’amministrazione. È chiaro che tutto ciò comporta un considerevole aggravio in termini di costi e di tempi.

Cna Ascoli, i dati raccolti

Il contesto economico attuale conferma che il mercato richiede prodotti gastronomici sinonimi di tipicità e qualità, perlopiù legati alle tradizioni culinarie del nostro Paese. Tale contesto si caratterizza per la forte presenza delle imprese artigiane, che rappresentano il 60,5% del totale.

Il settore ha mostrato negli ultimi anni grande vitalità, con una crescita, nella provincia Picena, rilevante del numero di imprese (+3,6% negli ultimi sei anni). Tra queste, le imprese non artigiane sono cresciute in termini del 6,9%, ben quattro volte in più rispetto alle imprese artigiane (+1,6%). Segnatamente, tra il 2016 e il 2017 il numero delle imprese artigiane è addirittura diminuito (-0,9%), mentre il numero delle imprese non artigiane è cresciuto di 2,5 punti percentuali.

“Salvaguardare la tradizione artigiana del territorio è una sfida per il futuro e per l’occupazione. E le normative devono colmare questo paradosso, ovvero che ci sia più richiesta di artigianalità ma che, di fatto, sul nostro territorio, le imprese artigiane del settore diminuiscono lasciando il passo a operatori non artigiani con garanzie di professionalità e di prossimità di prodotti tutte da verificare”, ha concluso il direttore della Cna di Ascoli Balloni.

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