1 giovane italiano su 6 non comprende a pieno il significato di ciò che legge. È questo ciò che ci dicono i dati risultanti dai testi Pisa di OSCE, atti a “misurare la competenza di lettura al fine di raggiungere i propri obiettivi, sviluppare conoscenze e potenzialità e svolgere un ruolo attivo nella società.”
Questi sono i risultati preoccupanti che emergono dagli ultimi dati rilevati da un approfondimento pubblicato dall’OCSE su dati del 2015 e che, quindi, riguardano i ragazzi che hanno compiuto 18 anni nel 2018.
Analfabetismo funzionale in Italia: colpa dei social?
Forse causa di questo sempre più dilagante fenomeno potrebbero essere i social network che, di pari passo con l’analfabetismo funzionale, si sono sempre più rilevanti nella società italiana.
I social sono fatti proprio per far interagire le persone che li utilizzano. Cresce così in maniera automatica la percentuale di utenti che creano, leggono, commentano e condividono idee, foto e contenuti scritti. Il problema nasce nel momento in cui si perde la maggior parte delle informazioni scritte in tali idee e contenuti.
La comprensione del testo manca totalmente. E’ stato rilevato che, proprio sui social, una parte dei giovani non sono in grado di interpretare o leggere tra le righe di un testo; come anche elaborare poi un proprio pensiero critico.
Nella scala OCSE il livello più alto è il 6. Un livello in cui si richiede la “capacità di effettuare confronti e contrapposizioni in maniera dettagliata e precisa che implicano l‘integrazione di informazioni da più̀ di un testo.”
Purtroppo però, secondo la scala OCSE, il livello base 2, viene raggiunto solo da un quarto dei ragazzi italiani. Il raggiungimento del livello 2 implica “saper riconoscere l’idea principale in un testo, comprendere le relazioni, o costruire il significato all’interno di una parte limitata del testo quando l’informazione non è evidente e il lettore deve compiere delle inferenze di livello inferiore.”
Proprio questo livello è quello richiesto per comprendere almeno ciò che si trova scritto sul web o per affrontare la grande piazza pubblica dei social. Per non parlare poi affrontare con pensiero critico le mille informazioni date da organi d’informazione online e non.
Il livello a cui arriva 1 neo diciottenne su 6 purtroppo è solo il livello 1. Un livello ben basso nella scala OCSE che chiede solo di “saper riconoscere il tema principale o l’intenzione dell’autore relativamente a un argomento familiare; oppure di fare semplici connessioni tra l’informazione nel testo e conoscenze comuni di tutti i giorni.”
I giovani italiani e la parabola discendente della formazione
Nella media OCSE il 7,5% degli indagati possiede un livello 5 di comprensione. Un livello che richiede “compiti riflessivi quelli interpretativi che richiedono una completa e dettagliata comprensione di un testo sto il cui contenuto o forma non è familiare.” Il 5,1% degli studenti italiani raggiunge questo livello.
Confrontando questi dati con dati passati dello studio di Pisa del 2003 possiamo vedere che anche al tempo i giovani italiani avevano delle medie più basse rispetto a quelle dei paesi OCSE. Da un punteggio medio di 494, in Italia si stava già su un 476.
Una vera e propria parabola discendente che negli anni non fa altro che peggiorare. Sia per le crescenti tecnologie estranianti sia per un possibile calo formativo nei ragazzi. Di fatti, tali capacità di comprensione che si potrebbero affinare frequentando scuole superiori, università o master non hanno il tempo di farlo.
Molte volte i giovani italiani non arrivano alla laurea e non vanno oltre la licenza media. Dagli ultimi dati raccolti a giugno, 4 italiani su 10 non hanno il diploma.
In pochi, inoltre, approfittano delle possibilità date dalla Regione. Corsi di formazione professionali, attività formative e corsi scolastici molte volte non vengono completati dal 14% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni con al più la licenza media.
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