SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Le mareggiate raggiungono gli stabilimenti balneari e, durante l’ultima ondata di maltempo, hanno toccato il marciapiede; alla luce di tali accadimenti sembra essere necessario fare chiarezza sugli interventi nell’area della foce Tesino e all’alleggerimento delle scogliere più vicine alla costa.
FARE CHIAREZZA – “Per fare il ripascimento è stata utilizzata copiosa sabbia fossile ricavata da una cava di proprietà della ditta appaltatrice; sabbia di colore diverso da quella già presente e, soprattutto, di caratteristiche forse poco compatibili con l’ambiente circostante“, spiega il consigliere di minoranza Filippo Olivieri. A decisione prese dalla Regione e indubbiamente monitorate dal Comune grottammarese “credo che sia un diritto della cittadinanza, degli operatori turistici e di tutte quelle persone che usufruiscono della spiaggia nostrana, – continua Olivieri – sapere con esattezza perché e in base a quali criteri sia stato effettivamente effettuato un tale intervento nella zona della foce del Tesino“.
LO SCANDALO – Scoppiato lo scandalo sui ripascimenti nella Regione, sarebbero quindici gli indagati con l’accusa di associazione a delinquere, in base alle indagini condotte dal pubblico ministero di Ancona Paolo Gubinelli, riguardante una serie di ripascimenti sulla spiaggia con sabbia da riporto che hanno interessato la riviera marchigiana dal 2004 al 2012.