Si avvicina l’Epifania 2019, la festa che chiuderà il periodo di Natale (secondo un celebre detto, “L’Epifania, tutte le Feste si porta via”) e che può essere vista da una doppia prospettiva: l’origine sacra della festività (il racconto evangelico della visita dei Re Magi a Gesù Bambino) e la collaterale festa profana (la tradizione della “Befana” che porta i doni e i dolciumi ai bambini buoni).
Il termine Epifania, letteralmente, significa “manifestazione del sacro”: dal sostantivo epifàneia (manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina); con questa festa, il Cristianesimo vuole fare memoria della manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo ai Re Magi, i quali, seguendo le indicazioni della Stella Cometa, giunsero a Betlemme per venerarlo e per offrirgli dei preziosi doni.
Epifania 2019: l’aspetto sacro della festività e la visita dei Re Magi a Gesù
L’Epifania è una festa cristiana celebrata dodici giorni dopo il Natale (il 6 gennaio per le Chiese occidentali e per quelle orientali che seguono il “Calendario Gregoriano”, il 19 gennaio per le Chiese orientali che seguono il “Calendario Giuliano”).
Nelle Chiesa cattolica, in quella ortodossa e in quella anglicana, l’Epifania del Signore è una delle massime solennità celebrate, insieme alla Pasqua, al Natale e alla Pentecoste, ed è istituita come “festa di precetto” (dunque, come tale, deve essere onorata andando alla Santa Messa); nei Paesi in cui l’Epifania non è festività civile, viene spostata alla domenica tra il 2 e l’8 gennaio.
Nella Religione Cristiana, i Re Magi erano dei saggi astronomi che, secondo il Vangelo di Matteo (Capitolo 2, Versetti 1-12), giunsero dall’Oriente a Gerusalemme per adorare Gesù Bambino, il “Re dei Giudei”, seguendo “l’astro”, ovvero la Stella Cometa.
Il Cristianesimo attribuisce ai Re Magi i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma non tutte le fonti sono, a questo proposito, concordi. Nel monastero di Kellia, in Egitto, sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar, Melechior e Bathesalsa.
Un’altra fonte afferma che, tra i tre Magi, Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome deriverebbe dal termine “Melech”, che significa “Re”. Il nome Baldassarre deriverebbe da “Balthazar”, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza. Infine, il nome Gaspare, deriverebbe dal greco “Galgalath”, che significa “signore della città di Saba”.
Un riferimento ai Re Magi, si trova anche in un’opera dell’esploratore e scrittore Marco Polo:”In Persia è la città che è chiamata Saba, da la quale partirono tre Re che andaron ad adorare Dio quando nacque…”
Secondo numerose leggende, i tre Re Magi giunsero a Betlemme esattamente 13 giorni dopo la nascita del Cristo, data che corrisponde ai giorni che sono compresi tra il 25 dicembre (giorno di Natale) e il 6 gennaio (festa dell’Epifania del Signore).
L’origine dei Re Magi e i loro doni offerti a Gesù
Secondo alcune fonti, i Re Magi, originari dell’altopiano dell’Iran, erano degli studiosi legati al culto degli astri e anche dei sacerdoti della divinità Ahura Mazda (protettore di tutte le creature). Seguendo il movimento degli astri, essi avevano riconosciuto in Gesù Cristo il “Salvatore del mondo”, diventando loro stessi un “anello di congiunzione” tra la nuova religione nascente (il Cristianesimo), e i culti misterici orientali (come il mazdaismo e il buddismo).
La leggenda narra che i resti dei tre Re Magi furono recuperati in India e poi portati a Costantinopoli (l’odierna Istanbul). Nel 1034, queste reliquie sarebbero state trasportate a Milano in un’arca e depositate nella chiesa di Sant’Eustorgio, ricca di simbolismi legati ai Magi e ancora oggi luogo di pellegrinaggio.
I tre doni che i Re Magi hanno portato a Gesù (l’oro, l’incenso e la mirra) hanno un loro significato: fanno, infatti, riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina. L’oro è il dono riservato ai Re (Gesù è il “Re dei Re”),l’incenso è una testimonianza di adorazione della divinità (perché Gesù è Dio), la mirra è un usata nel culto dei morti (Gesù è anche uomo e mortale).
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La tradizione e la storia della Befana
Dai doni dei Re Magi a Gesù Bambino, deriva la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione è legata alla leggenda della Befana. Secondo una leggenda, i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchina e la invitarono ad unirsi a loro. La Befana, all’inizio, declinò l’invito e lasciò partire i Magi da soli; ma poi ci ripensò e decise di seguirli. Non riuscendo a ritrovarli nel buio della notte, da allora lasciò a tutti i bambini un dono, sperando che, fra quei bambini che ricevettero i doni, ci fosse anche Gesù Bambino.
La storia del personaggio della Befana ha origini in tradizioni magiche precedenti al Cristianesimo. Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania”, ovvero “apparizione” o “manifestazione”. La Befana si festeggia, quindi, nel giorno dell’Epifania, che solitamente chiude il periodo di vacanze natalizie.
La Befana è rappresentata, nell’immaginario collettivo, come una signora anziana con il naso lungo e il mento aguzzo, che viaggia su una scopa e porta doni a tutti i bambini. Nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio, si narra che la Befana voli sui tetti e, calandosi dai camini, riempia le calze lasciate appese dai bambini. Questi preparano, per la vecchina, dei biscotti e un bicchiere di vino. Il mattino successivo, oltre ai regali per i buoni e al carbone per quelli più “cattivelli”, i bambini troveranno il pasto consumato.
Come dice la famosa filastrocca, “La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte; col cappello alla romana, viva viva la Befana!”. La Befana indossa un lungo vestito scuro con delle toppe colorate, un grembiule con le tasche, uno scialle e un vecchio cappello in testa.
Originariamente, la Befana rappresentava un simbolo dell’anno vecchio, proprio come è vecchia la Befana. I doni, da lei portati ai bambini, rappresentavano un buon auspicio per l’anno appena iniziato.
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