La festa del lavoro è la festa anche di chi vive di libri, ecco allora delle letture del 1 maggio. Sono tanti i mestieri che hanno a che fare con questo mondo e spesso nei romanzi il lavoro sotterraneo dei librai pasionari oppure di scrittori pieni di fantasia oppure ancora di editori brillanti che sfidano le convenzioni per scoprire nuove forme di letteratura.
Al lavoro di questi uomini e donne del libro dedico il post, sperando che il piccolo omaggio che faccio a loro porti fortuna e sia corrisposto da un numero sempre più alto di lettori!
Il primo testo che parla dei lavoratori del libro è un romanzo che ci racconta della figura più “famosa” e riconosciuta di questo strano universo: quella delle scrittore. Proprio perché gli scrittori sono quelli che fanno nascere le storie sono forse i primi che hanno raccontato se stessi, il loro mestiere e il lavoro dei loro maestri.
Letture 1 maggio, i miei consigli
Tra le migliaia di titoli che hanno questo afflato biografico vorrei citare un romanzo recente, scritto da un talentuoso e raffinato narratore. Andrea di Robilant ha racconato il grande Hemingway e la sua ultima fase della vita con uno stile elegante e pieno di poesia, “Autunno a Venezia”. Solo qualche accenno sulla trama.
Nel 1948 Ernest Hemingway arriva in Italia con la quarta moglie, Mary Welsh. Il piroscafo che doveva condurre la coppia e l’inseparabile Buick – legata alla prua – in Provenza, non riesce ad approdare a Cannes a causa del maltempo e deve per forza navigare fino a Genova. Per Hemingway è uno shock: mancava dall’Italia da trent’anni, da quando diciottenne aveva combattuto sul fronte italiano.
È uno scrittore in cerca di ispirazione: non pubblica un romanzo da dieci anni, è un momento difficile, e quando scende sul molo osannato e assediato dai giornalisti, viene sommerso dai ricordi e decide che quello che era destinato a essere un breve interludio fra Cuba e la Provenza diventerà un viaggio di parecchi mesi nei luoghi che aveva frequentato da giovane.
Da Genova a Milano, da Stresa a Cortina, incontra e fa accordi con i suoi editori italiani, il «comunista» Giulio Einaudi e il nonideologico Arnoldo Mondadori. Conosce la sua voce italiana, Fernanda Pivano con il compagno Ettore Sottsass, Italo Calvino, Natalia Ginzburg.
Fra un drink e una battuta di caccia si spinge fino a Venezia e a Torcello, dove incontra una giovane aristocratica veneziana, Adriana Ivancich, di cui si innamora, ricambiato. Sarà la sua «ultima musa»: la relazione è complessa e destinata a non durare, lo sanno entrambi.
E tuttavia grazie a lei Hemingway ricomincerà a scrivere: Adriana è la Renata di «Di là dal fiume e tra gli alberi», romanzo che Hemingway considera un capolavoro e che verrà inizialmente stroncato dalla critica.
Ma dopo questo, con al suo fianco Adriana che per breve tempo si trasferisce (con la madre) a Cuba, Hemingway scriverà anche «Il vecchio e il mare», che gli vale il Premio Pulitzer e, l’anno successivo, il Premio Nobel.
Se gli scrittori sono il alto più affasciante e visibile dei mondo del lavoro legato al libro non meno importanti sono gli editori. Sono loro in fondo che trovano talenti oppure a volte prendono colossali cantonate non riconoscendo un grande artista agli inizia.
Su questo tema vorrei segnalarvi un libro interessante che racconta la storia di una della case editrici più importanti della nostra nazione. “Colloquio con Giulio Einaudi” scritto da Severino Cesari.
Il libro è un piccolo capolavoro e una miniera di curiosità. In questo Colloquio con Severino Cesari (già uscito per Theoria nel 1991 e riproposto negli ET Saggi nel 2007) Giulio Einaudi, sottraendosi alla tradizionale elusività, ripercorre in soggettiva la storia della casa editrice, guidando il lettore nel cuore dell’officina editoriale e riannodando l’itinerario dal progetto culturale al libro: dalle mitiche «riunioni del mercoledì» al delicato lavoro di redazione, dalla ricerca di una forma grafica alla conquista del pubblico.
E narrando di libri, Giulio Einaudi delinea un ritratto inatteso, a volte anche commosso, ma sempre pubblico dei fondatori o dei veri «perni» editoriali di questa avventura: uomini come Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Italo Calvino, Giulio Bollati.
Ultimo ma non importanza tra i lavoratori del libro è il sempre dimenticato libraio, che invece è il vero padrino/madrina dei libri. Grazie al loro lavoro quotidiano riusciamo a scoprire le storie che ci fanno sognare o i saggi che ci aprono gli occhi sul monod.
A loro dedico l’ultimo libro del post che ci racconta che le librerie sono posti magici dove possiamo trovare l’amore e non solo. “La libreria dove tutto è possibile” è una storia che mette allegria e ci fa sognare un po’, che è ciò che a volte chiediamo ai libri, no? VI offro solo una piccola anticipazione.
Nel cuore di York, nel Nord dell’Inghilterra, c’è una piccola e fornitissima libreria. È il rifugio preferito della giovane Loveday Cardew. L’unico luogo che sia mai riuscita a chiamare casa. Solo qui si sente al sicuro. Solo qui può prendersi cura dei libri proprio come i libri si prendono cura di lei.
Perché è attraverso le loro pagine che la giovane libraia riesce a comunicare le emozioni e i sentimenti più profondi: la solitudine di Anna Karenina; la gioia di vivere di La fiera della vanità; le passioni travolgenti di Cime tempestose.
Fino al giorno in cui comincia a ricevere misteriosi pacchi ricolmi dei libri con cui è cresciuta, e inizia a pensare che qualcuno stia cercando di mandarle un messaggio. Qualcuno che, forse, la conosce bene e che conosce anche la sua infanzia, divisa tra una madre assente e una donna che ha cercato di esserne la sostituta.
Un’infanzia piena di ricordi difficili. Loveday non ha la minima idea di chi possa essere e del motivo per cui il misterioso mittente si ostini a non lasciarla in pace. Sa solo che non può più continuare a nascondersi e a fare finta di niente: se vuole costruirsi un futuro diverso, migliore, deve affrontare il passato che ha fatto di tutto per lasciarsi alle spalle.
Al suo fianco, pronto ad aiutarla a raccogliere il coraggio di cui ha bisogno, c’è il brillante e dolcissimo Nathan, poeta in erba, l’unico che sembra conoscere la strada per arrivare al suo cuore. A poco a poco, con i suoi versi pieni di speranza, riesce a scalfire il guscio che Loveday si è costruita intorno e a regalarle la promessa di una felicità che lei, in fondo, non vede l’ora di afferrare.
W i libri e viva chi lavora con i libri! W i lavoratori… buon primo maggio amici! Scrivetemi a info@bibliodiversita.it
La foto è della libreria Shakespeare & Co. di Parigi