SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Le polemiche sulla movida della riviera si fanno sempre più accese. Per non incorrere in “eccessive semplificazioni giornalistiche che non aiutano a comprendere l’esatto contenuto della questione”, risulta necessario fare il punto su una situazione chiara a tutti, ma con esiti ancora bui.
IL FATTO – I locali della notte fanno troppo rumore, soprattutto in via Mentana con appendici in tutta la zona centrale; seppur le norme di civile convivenza siano regolate da ordinanze comunali, i locali in questione sembrano non riuscire a gestire gli avventori, gli schiamazzi, l’ordine e la pulizia. La chiusura forzata di tre pomi della discordia di via Mentana è l’apice di diverse stagioni sia invernali che estive di lamentele e ricercate soluzioni. I residenti della zona, stanchi delle continue notti bianche, si lamentano alla rappresentanza comunale, il comune si appoggia alle forze dell’ordine per tentare di ristabilire con il pugno di ferro l’ordine auspicabile. Ma, seppur gli abitanti di via Mentana stiano dormendo un mese di notti tranquille, ai giovani non mancano nuovi punti di ritrovo dove tenere gli stessi comportamenti e gli stessi orari. A tale situazione, favorevole dal punto di vista economico e di nuovo afflusso giovanile nella città, ma problematica se si pensa alle regole di civile convivenza, diverse sono state le soluzioni pensate, lanciate, proposte e che ad oggi non vogliono rappresentare nulla di categorico, nella speranza della attesa e attiva collaborazione.
L’ASSESSORE ALL’URBANISTICA – La nota dell’assessore all’urbanistica Paolo Canducci è l’ultima di una querelle che dura da giorni e cerca di ristabilire l’unità, contestata da alcune testate, del partito e la vocazione del piano regolatore del porto in via di approvazione. “Vorrei ribadire, in qualità di assessore all’urbanistica e in piena assonanza con quanto affermato dal sindaco Gaspari e dal collega Urbinati, – esordisce Canducci – che il piano regolatore del port in corso di approvazione ha come obiettivo principale il recupero dell’area portuale come fulcro dell’attività economica cittadina riconnettendola al circostante tessuto urbano”.
IL PRG DEL PORTO – “Ciò significa – continua l’assessore – individuare spazi destinati alle diverse attività connesse alla pesca, cioè la vocazione prioritaria dell’area portuale, e poi ampliarne la funzione con mirati insediamenti commerciali a servizio dell’intera città. Questo è il criterio che ha ispirato tutto il complesso lavoro che da anni stiamo conducendo d’intesa con Regione Marche, Capitaneria di Porto e Ministero delle Infrastrutture e che ha informato tutti i confronti avuti con gli operatori del settore ittico a cui nei mesi passati abbiamo illustrato le linee progettuali”.
IL CIRCUITO DELLA MOVIDA – “L’insediamento di pubblici esercizi in quella zona è dunque un aspetto importante ma non è il principale – conclude – insomma, il piano del porto non è e non sarà mai il piano della movida”. Sulla stessa linea l’assessore all’attività produttive Fabio Urbinati che attraverso il noto social network lascia aperta la possibilità di avviare nella zona vari tipi di attività produttive, in particolare quelle che “favoriranno la valorizzazione di prodotti ittici locali, comprese quelle di somministrazione”. “Ma sia chiaro che ne noi, ne l’autorità marittima permetterà mai che il porto diventi una zona franca. – aggiunge Urbinati – Ciò significa che quello che non è permesso in via Mentana e in ogni altra parte della città e del mondo non sarà permesso neanche in ambito portuale”.
LE VARIE PROPOSTE – Diverse sono state le proposte lanciate da rappresentanti di liste civiche e associazioni di categoria per placare la situazione. Se Felice Di Maro propone la chiusura dei locali alle ore 21 e alla riapertura del Multisala delle Palme come luogo di ritrovo, Gaetano Sorge e Sandro Assenti pensano alla zona dietro il Ballarin come un papabile punto strategico che necessita, però, di ulteriori parcheggi.