Bohème Ascoli Piceno: appuntamento Sabato 18 Novembre, ore 20:30 al teatro Ventidio Basso. La Bohème di Puccini chiude la fortunata terza stagione teatrale promossa dalla Rete Lirica delle Marche, che ha coinvolto i teatri di Fano, Fermo ed Ascoli Piceno portando avanti un esempio di opera lirica moderna e con uno standard di qualità che è cresciuto negli anni.
Bohème Ascoli Piceno, un’opera giovane ed energica
“Questa terza stagione ha superato di gran lunga le nostra aspettative” – ha dichiarato lo stesso Presidente Messi della Rete Lirica delle Marche, presente alla conferenza stampa assieme al sindaco Guido Castelli e al presidente del Bim Tronto Luigi Contisciani – “nessuno, all’inizio di questo progetto, poteva immaginare che si arrivasse ad ottenere una risposta così numerosa, in particolare dal pubblico dei più giovani”.
Ma sta di fatto che la Bohème che verrà “raccontata” al Teatro Ventidio Basso, dal direttore d’orchestra Matteo Beltrami e con la regia di Leo Muscato, è una rappresentazione “giovane” sotto molteplici aspetti.
Nasce nel 2012 allo Sferisterio di Macerata, dove viene premiata come migliore opera dell’anno grazie anche alla grande energia “vitale” che riesce a sprigionare. Ambientata nel ’68, negli anni delle grandi contestazioni, all’interno di una fabbrica con i giovani operai impegnati in uno sciopero.
Giovane, anche perché sono gli stessi attori, quasi tutti debuttanti nel ruolo, ad avere la stessa età dei protagonisti della Bohème. Anche Benedetta Torre, nel ruolo di Mimì, proveniente direttamente dal prestigioso Festival di Salisburgo, debutta per la prima volta con la Bohème.
Giovane, infine, anche perché vi sarà ad accompagnare gli attori del “coro Ventidio Basso” ed il coro di voci bianche “La Corolla” e “Piccole Voci” di Ascoli Piceno, diretti da Mario Giorgi e Giovanni Farina.
Bohème Ascoli Piceno, perché è rivoluzionaria?
Sebbene originariamente ambientata nell’800, la Bohème che andrà in scena ad Ascoli Piceno questo Sabato, traspone la vicenda pucciniana nel ’68, nel bel mezzo di uno sciopero di giovani operai, cercando di far emergere la modernità che ancora la caratterizza assieme ad un grande sentimento di nostalgia.
“Come tutte le opere di Puccini” – spiega il Maestro Beltrami – “anche questa è trainata da un personaggio femminile, quello di Mimì, estremamente fragile ma forte allo stesso tempo”. Mimì è un’operaia, che lavora all’interno di una fabbrica occupata, che si ammala e muore, non prima di essere stata abbandonata in maniera vigliacca dall’uomo che amava, che non sapeva starle vicino.
Mimì muore intubata in ospedale, al quarto atto, e mostra allo spettatore il ritratto di una morte che non ha nulla di romantico, nulla di bello o eroico. È una morte triste, misera.