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Tiene nelle Marche il prezzo della terra, che in tempi di crisi si conferma bene-rifugio, mentre tornano a crescere le attività di compravendita. Ad affermarlo è un’analisi della Coldiretti sulla base del rapporto Crea sui valori fondiari, che nel 2016 hanno visto le quotazioni medie fondiarie attestarsi nella nostra regione sopra i 14.000 euro ad ettaro, sui livelli dell’anno precedente.

I prezzi nelle Marche

Fanno eccezione i vigneti, dove i prezzi sono in crescita del 5 per cento soprattutto per quelli a Verdicchio Doc. Un listino che comunque vede significative differenze a seconda del territorio. Si va, infatti, dai 4.000 euro medi per acquistare un ettaro di pascolo nell’alta collina del Pesarese ai 21.500 per un terreno a seminativi nella pianura dorica, dai 25.000 per un uliveto nell’Ascolano ai 40.000 per un vigneto Doc nella collina di Ancona, dai 45.000 per le coltivazioni orticole collinari del Maceratese fino ai 66.000 necessari per portare a casa un ettaro di orti sul litorale della provincia di Ascoli Piceno.

Un mercato vivo

Intanto il Crea segnala a livello complessivo una ripresa delle attività di compravendita del 9 per cento (più forte comunque al Nord Italia), consolidando un’inversione di tendenza significativa dopo che nell’ultimo decennio le attività di acquisto e cessione si sono ridotte del 40 per cento rispetto ai livelli di pre-crisi. Si conferma, invece, il processo di consolidamento dell’affitto che rappresenta sempre più uno strumento strategico a disposizione degli imprenditori per l’aumento delle dimensioni aziendali. In generale si registra in crescita la domanda per terreni da condurre in affitto soprattutto da parte dei giovani imprenditori incentivati dalle opportunità offerte dai Programmi di Sviluppo Rurale.  

Difesa della terra dal cemento

“In tale situazione serve dunque un impegno da parte delle amministrazioni a tutti i livelli – commenta il presidente della Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -, per difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali, con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola”.

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