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I furbetti delle indennità post sisma infiammano la polemica politica e sociale proprio in questi giorni.

Sull’argomento interviene anche il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli: “il caso delle indennità una tantum di euro 5.000 per sospensione delle attività professionali a causa del sisma richiede che le Autorità competenti, a partire dalla Regione, conducano verifiche accuratissime sulla fondatezza e sulla legittimità delle richieste avanzate dai lavoratori autonomi che hanno voluto avvalersi di quanto stabilito all’articolo 45, comma 4, del D.L. 189/2016″.

Il monito del primo cittadino: “i controlli dovranno essere svolti a tappeto, con rigore e inflessibilità, per evitare che avvenga la cosa più odiosa e cioè che vengano messi sullo stesso piano i furbi in vena di sciacallaggio e coloro che, al contrario, si trovavano nel pieno diritto di conseguire l’indennità”.

Castelli sui furbetti delle indennità: il problema è la legge 

Secondo Castelli, i furbetti delle indennità post terremoto si sono inseriti tra le maglie di una norma scritta male e applicata peggio.

Una norma troppo generica nei presupposti e che ha aperto la strada – almeno potenzialmente – a coloro che potrebbero aver dichiarato l’avvenuta “sospensione” dell’attività causa proprio sulla base di elementi artificiosi.

Entriamo nello specifico, scrive ancora Castelli: il termine per la presentazione delle domande è scaduto il 14.4.2017. Per la presentazione delle domande era sufficiente una dichiarazione sostitutiva di atto notorio in cui si dichiarava di aver sospeso l’attività a causa del terremoto.

Ciò nonostante molti soggetti, per amore di trasparenza, hanno ritenuto di attendere – prima di formulare l’istanza – i provvedimenti ufficiali attestanti l’inutilizzabilità degli uffici o delle sedi aziendali. In realtà è frequentissimo il caso, soprattutto nella nostra Città, di ordinanze emesse successivamente al termine del 14/04/2017 o di professionisti che, sebbene le ordinanze fossero antecedenti alla 14.4.2017, ne hanno avuto notizia solo successivamente essendo meri affittuari dell’immobile oggetto dell’ordinanza.

Insomma la norma ha certamente scoraggiato quanti intendevano suffragare oggettivamente la propria istanza e sicuramente non dissuaso i temerari che volevano “provarci”.

Ne parlerò con Errani: la situazione è troppo grave per non meritare un intervento del commissario.

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