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Venerdì 26 Febbraio 2016 ci sarà una serata speciale in città. Presso l’auditorium Neroni (in rua del Cassero) dalle ore 17 avremo la possibilità di incontrare Serge Latouche che sarà protagonista di un incontro dove spiegherà meglio a tutti gli intervenuti la teoria della decrescita. lI filosofo/economista francese è famosissimo e la sua tesi, affascinante e complessa, è stata ed è tuttora al centro di dibattito. Di fronte a un mondo in crisi e di fronte alle crepe del capitalismo sfrenato quale può essere una risposta ragionevole capace di garantire giustizia sociale e benessere all’umanità?

Le teorie di Latouche partono da un rovesciamento del normale concetto di sviluppo. La nostra mentalità occidentale ci obbliga a pensare con due paraocchi: da un lato tutto ciàò che viene dopo è progresso e dall’altro che il nuovo, il consumo e l’acquisto sempre più rapido sia il modo migliore per garantirsi il benessere (a livello di singolo) e la crescita economica (a livello di stati e continenti). Purtroppo le crisi economiche, politiche e sociali di questi anni ci dimostrano quanto questo preconcetto sia fallace. Le economie emergenti protestano il loro spazio mentre il consumo., le multinazionali e il mercato sembrano leviatani indistruttibili capaci di fagocitare politiche economiche nazionali e sovranazionali. Antichi territori, saccheggiate dallo sfruttamento coloniale e dal depauperamento economico e culturale, hanno creato veri incubatori di terrorismo e ogni cosa sembra ormai votata all’entropia. Il quadro appare desolante con un futuro diviso tra pochi centri abitati da ricchi iper-tecnologizzati da un alto mentre dall’altro si stendono gigantesche bidonville abitate dagli esclusi, dalla risacca di questo mare che avanza. Una risposta a una prospettiva tanto negativa non può che richiedere uno sforzo universale. Da qui la rottura e l’innovazione proposta dalla decrescita. Non significa rinunciare alla crescita economica, tornare all’ottocento e a un meraviglioso quanto immaginario passato. Si tratta piuttosto di ripensare i consumi in un’ottica capace di offrire risposte non pensate per il mercato ma per il benessere sociale. Consumare le risorse è antieconomico perché ci pone di fronte alla crisi, invadere il mercato con prodotti sempre nuovi che durano poco e che vanno in continuazione sostituiti è illogico (l’obsolescenza programmata dei beni di consumo è la regola principe della produzione su vasta scala). Riflettere su questo e pensare a un nuovo modo di intendere il linguaggio dove le parole ricchezza, sviluppo, crescita non siano sinonimo di “aumento di cose” ma si trasformino in concetti diversi: ricchezza come qualità della vita sociale, sviluppo come frugalità ragionevole e crescita come crescita della consapevolezza di sé e del proprio essere come cittadino nel mondo. Sì è complicato. Sì è più semplice farsi incantare dalle sirene dell’economia che parlano di nuovi prodotti, mercati mondiali sempre più aggressivi e di de-localizzazioni che trasformano tutta la terra in un luogo di consumo e sfruttamento. Ma provare almeno ad ascoltare e ragionare può essere un punto di partenza e, perché no, di svolta. Latouche nei suoi saggi cita innumerevoli economisti, filosofi e studiosi (da Castoriadis a Illich a Ellul precursori della tesi che “un altro mondo è possibile”). Tuttavia credo che per iniziare si possano leggere queste tre opere del nostro ospite, accessibili anche per un non filosofo e un non economista) che riassumono il concetto di decrescita.

L’essenziale: “Breve trattato sulla decrescita serena”. L’acuto “Usa e Getta” sul consumismo. E il libro molto attuale “La fine del sogno occidentale” sui disastri del post colonialismo.

A presto scrivetemi su info@bibliodiversita.it

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