ASCOLI PICENO – “La riorganizzazione digitale della PA passa per i comuni che rappresentano gli enti di maggiore prossimità rispetto ai cittadini/consumatori ed essendo più di 8.000 sono di fatto i terminali nervosi del Paese che documentano tutta l’articolata complessità del sistema Italia”. Lo ha detto oggi Guido Castelli durante il dibattito che il Forum PA ha sviluppato sul tema “Come creare valore collettivo con la buona gestione delle risorse”.
IL DIGITALE NELLA PA – Alla presenza del Ministro Padoan, del Presidente della Regione Lazio Zingaretti e del Presidente dell’Istat Giorgio Alleva, Castelli nel ruolo di presidente Ifel ha ricordato come i Comuni siano, oltre che decisivi, anche particolarmente interessati alla modernizzazione tecnologica delle realtà municipali. “I comuni sono stati oggetto di continue spending review che, tuttavia, non partivano dai dati reali di spesa di ciascun ente ma da fantasiosi logaritmi stabiliti a livello centrale che colpivano indistintamente virtuosi e spendaccioni”.
“Digitalizzare – ha puntualizzato Castelli – vuole dire conoscere i flussi reali di spesa, cosa che ora non accade. Basti pensare al balletto delle cifre che si è sviluppato a margine del dibattito sui debiti della PA che nessuno sa con esattezza a quanto ammontino”.
In tal senso, “i comuni devono, però, essere messi in grado di cooperare con il sistema e non essere lasciati soli. Dopo cinque anni di spending review e 17 mld di tagli, i comuni sono destinatari di quantità torrenziali di norme vincolistiche che non sempre consentono di provvedere con la sollecitudine del caso al disbrigo delle diverse scadenze. Prova ne sia il caso della fatturazione elettronica: i comuni hanno soddisfatto l’obbligo formale ma solo alcuni hanno attivato le procedure di intermediazione digitale che consentono il monitoraggio dei flussi con il coinvolgimento di Agid”.
“L’Ifel – ha proseguito il sindaco di Ascoli Piceno – si è sforzata di promuovere iniziative per l’attivazione di piattaforme dedicate ma i comuni sono così stressati dagli obblighi formali e dalle spending review da non poter curare queste attività con lo scrupolo necessario. Insomma – ha concluso Castelli – un conto è riformare la PA attraverso gli annunci, altro è agire nella realtà. I comuni sono pronti ad accettare la sfida ma bisogna metterli in condizione in farlo”.