LE MARCHE – Torna a crescere nel 2014 il numero delle imprese. Ma non nelle Marche. Alla fine di dicembre in Italia le imprese erano 30.718 in più rispetto all’anno precedente. Ma il sistema produttivo marchigiano ha continuato a registrare un calo delle aziende. Nel 2014 sono state 9.938 ad aver avviato una nuova attività mentre le cessazioni sono state 11.133, con un saldo negativo di 1.195 imprese e la perdita di oltre 3 mila posti di lavoro. Ad oggi le imprese marchigiane sono 174.093. A comunicarlo il presidente di Unioncamere Marche sulla base dei dati Movimprese.
“Ad essere ancora in difficoltà – commenta Di Battista – oltre alle Marche, sono i sistemi produttivi delle Regioni caratterizzate da un’economia prevalentemente manifatturiera, come il Piemonte e l’Emilia Romagna. Ma il 2014 è ormai dietro di noi e pensiamo che per quest’anno ci siano tutte le condizioni, anche per le Marche, per riprendere il cammino dello sviluppo. Ma occorre mettere l’impresa al centro dell’azione politica e istituzionale, semplificare il quadro normativo e fiscale su impresa e lavoro e semplificare i tanti adempimenti burocratici che frenano i nostri imprenditori. Nelle Marche stiamo lavorando ad una riorganizzazione del sistema camerale, con l’intento di farlo diventare ancora di più uno strumento per aiutare le imprese a cogliere le opportunità di ripresa che stanno maturando”.
IL SALDO NEGATIVO – Dopo due trimestri consecutivi, che avevano visto una crescita delle imprese marchigiane, nell’ultimo trimestre 2014, il saldo tra iscrizioni e cessazioni delle imprese ai registri delle Camere di commercio, sono tornati negativi. Tra ottobre e dicembre 2014 sono nate 2.188 imprese e ne sono scomparse 2.762, con la perdita di 574 aziende. Secondo il Centro Studi Unioncamere Marche, che ha elaborato i dai Movimprese per i principali settori produttivi marchigiani, è ancora l’agricoltura a pagare il prezzo più pesante alla crisi, con la perdita di 1.076 imprese. Pesante anche il dato delle aziende edili (-627), del commercio (-521) e del manifatturiero (-347). In calo anche le attività immobiliari (-50) mentre sono aumentate le imprese dei servizi alle imprese (+160), di alloggio e ristorazione (+76), dei servizi alla persona (+48) e delle attività finanziarie e assicurative (+41).
Tra i distretti manifatturieri delle Marche, sono la meccanica (-130), le calzature (-121) e il mobile (-70) a pagare caro l’embargo alla Russia ed a far registrare i risultati più negativi. Perde 18 imprese il tessile-abbigliamento mentre il distretto degli alimentari e bevande registra una crescita di 24 aziende.
L’AUMENTO DELLE SOCIETÀ DI CAPITALE – In prospettiva conforta, secondo Unioncamere Marche, il fatto che a cessare l’attività lo scorso anno siano state soprattutto le imprese individuali (-1.492) e le società di persone (-631) mentre sono aumentate le società di capitale. Questo significa, secondo Unioncamere Marche, che il sistema produttivo regionale si sta ristrutturando e modernizzando e chi avvia un’impresa sceglie le forme societarie più moderne e innovative. In aumento anche le imprese cooperative, passate da 2.543 a 2.597, con un saldo positivo di 54 unità.
Andando ad analizzare la situazione sul territorio regionale, si può vedere come le difficoltà del distretto calzaturiero si ripercuotono sui sistemi produttivi di Macerata (-476 imprese) e di Fermo (-349). Nella provincia di Ancona le imprese diminuiscono di 181 unità, Pesaro Urbino perde 162 aziende ed Ascoli Piceno 27.
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