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ASCOLI PICENO – Da anni in Italia, in maniera quasi ciclica e assolutamente bipartisan, c’era un argomento che di tanto in tanto ritornava nell’agenda della discussione politica ogni qual volta si parlava di tagli e risparmio : la riforma delle Province. Dopo fiumi di ipotesi e di parole, dagli accorpamenti alle soppressioni, alla fine la montagna ha partorito il topolino, un ibrido ancora da definire tipicamente Made in Italy. Ecco quindi lo scorso 7 aprile venire approvata la Legge 56, il ddl Delrio, che prevede l’istituzioni delle Città Metropolitane e il declassamento delle Province in enti di secondo livello. Torino, Milano, Genova, Firenze, Bologna, Bari, Napoli, Roma capitale,  Venezia e Reggio Calabria (dal 2016) diventeranno Città Metropolitane con a capo naturalmente il sindaco eletto. Cosa cambierà invece nella Provincia di Ascoli ? Sostanzialmente saranno tre le novità : il modo di elezione, la retribuzione e i compiti.

Domenica 12 ottobre saranno 447 gli elettori, 416 tra i sindaci e consiglieri attualmente in carica dei 33 Comuni più gli ex consiglieri provinciali, che si recheranno a Palazzo San Filippo per eleggere il Presidente e 10 consiglieri. Naturalmente ci saranno candidati alla presidenza con loro liste, gli eletti consiglieri non riceveranno alcuna indennità che probabilmente invece ci sarà per il Presidente. Il voto degli elettori non sarà uguale ma bensì ponderato in base alla popolazione del proprio Comune, quindi il voto di un consigliere di Palmiano che è in fascia A varrà proporzionalmente meno rispetto a quello di un suo collega di Ascoli che è in fascia E. Vincerà il candidato che ha ottenuto nel totale più voti. Anche nelle mansioni e nelle deleghe ci saranno cambiamenti. L’ambito più importante che rimarrà di competenza della provincia sarà l’edilizia scolastica (scuole superiori), poi ci sono la viabilità provinciale, circa 1.000km di strade nel Piceno, l’ambiente in particolare la caccia e la pesca e la pianificazione territoriale quando si tratta di grande svolte urbanistiche tipo un Prg. Le altre deleghe verranno decise di caso in caso dalle Regioni, con la partita più grande che sarà quella riguardando la formazione professionale, un ambito ancora in ballo così come l’agricoltura, il turismo, la cultura ed i servizi sociali.

Dal punto di vista occupazionali nessun dipendente perderà il proprio posto. Sono stati già avviati una serie di pensionamenti e il personale di un ufficio che perderà le mansioni di competenza verrà ricollocato. Dal punto di vista politico invece gli scambi d’accuse degli ultimi giorni stanno mettendo molto pepe nella strada verso il voto. Finora l’unica candidatura certa è quella del Pd che presenterà l’ex consigliere provinciale Paolo D’Erasmo, grande favorito data la sostanziale larga maggioranza del suo partito nei Comuni del Piceno. Ma quando c’è di mezzo il Partito Democratico mai dire mai e quindi ecco che negli ultimi giorni ha preso sempre più fondatezza la voce di una candidatura di un nome forte del centrodestra, forse un peso massimo come il sindaco di Ascoli Guido Castelli, nel tentativo di riunire in maniera trasversale tutti gli scontenti verso l’ex sindaco di Ripatransone ma, numeri alla mano, l’impresa si annuncia molto ardua.

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