SAN BENEDETTO – Da settant’anni a Viareggio e continuarsi a sentire sambenedettesi veraci. Questo è quanto accade a Giuseppe Romani detto Bocchette e a Umberto Paci detto Mcille, due arzilli marinai che rappresentano ormai gli ultimi baluardi di tutti quei sambenedettesi che a cavallo tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento abbandonarono l’Adriatico per stabilirsi nella cittadina versiliese, nella popolare zona della Darsena, dove ancora oggi molti di loro vivono.
Romani e Paci, cognomi che tradiscono chiaramente le loro origini, hanno compiuto il settantesimo anniversario di permanenza a Viareggio, un appuntamento importante per loro e per chi anche da San Benedetto li ricorda con simpatia. In particolare Bocchette viene citato nei racconti della marineria per un episodio accaduto nel corso dei suoi viaggi oceanici, quando si trovò di fronte a un gorilla che, come narra la leggenda, venne affrontato a mani nude dallo stesso Romani che lo stese con alcuni pugni degni di un pugile professionista.
La colonia dei nostri concittadini in riva al Tirreno conta oggi alcune migliaia di persone, arrivate ormai alla terza generazione di discendenza, e annovera tra loro personaggi di spicco nella vita sociale e politica viareggina. Dall’ex sindaco e oggi presidente del consiglio provinciale di Lucca Andrea Palestini (uno dei promotori del gemellaggio tra San Benedetto e Viareggio) alla presidentessa della Fondazione Festival Puccini Adalgisa Mazza, fino al direttore del Porto Viareggio spa Pietro Romani e tanti altri fino a giungere al popolare disc jockey Tore Dj, al secolo Salvatore Romani, l’artefice principale del gemellaggio dal versante viareggino.