ANCONA – Nelle Marche ci sono oltre 12mila ettari di terreni agricoli di proprietà pubblica che potrebbero essere affidati a giovani agricoltori. A sottolinearlo è la Coldiretti Marche in attesa dei primi effetti del decreto ministeriale “Terrevive” che da settembre prevede la messa in vendita e in locazione, con precedenza agli imprenditori under 40, dei campi del Demanio, del Corpo Forestale e del Centro ricerche in agricoltura.
Per la vendita di terreni che hanno un valore superiore ai 100 mila euro si procederà tramite asta pubblica. Al di sotto, invece, si farà ricorso a procedure negoziate con pubblicazione dell’elenco dei terreni sulla stampa e sul sito dell’Agenzia del Demanio e aggiudicazione alla migliore offerta rispetto alla base di partenza. Il provvedimento interessa per ora 5.500 ettari a livello nazionale, ma se fosse esteso anche agli altri terreni di proprietà pubblica, solo nelle Marche potrebbe riguardare 12.300 ettari, secondo una stima di Coldiretti sulla base dell’ultimo censimento Istat.
“Ci auguriamo dunque che la norma sia allargata, togliendo allo Stato il compito improprio di coltivare la terra. – sottolinea Paolo Guglielmi, delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa – Ciò renderà disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto avrà il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese”. L’accesso alla terra, infatti, è uno dei principali ostacoli alla voglia dei giovani di ritornare in campagna in una situazione che nell’ultimo anno ha visto una vera e propria svolta green, con le scuole di agraria che hanno fatto registrare un aumento record del 23% nelle iscrizioni.
Secondo un’analisi Coldiretti su dati dell’Ufficio regionale dell’Istruzione, per il prossimo anno scolastico gli istituti di agraria nella nostra regione sono passati da 495 a 611 nuovi iscritti (+23%), mentre gli indirizzi professionali agricoli sono diventati 186 da 173, con una crescita del 7%. Passo in avanti anche per quanto riguarda gli indirizzi enogastronomici e alberghieri, con un aumento dell’8% delle iscrizioni (da 1623 a 1753).