In tempo di Mondiali di Calcio, è giusto parlare di un film che mette grottescamente in luce vizi e corruzioni dello sport più amato e discusso, attraverso la figura di un arbitro. L’esordiente Paolo Zucca rielabora la storia già raccontata nel suo omonimo cortometraggio del 2009, accrescendone i toni paradossali e le trovate ironiche. Nella Sardegna nord occidentale, una squadra calcistica di terza categoria, allenata dal cieco Prospero (Benito Urgu), comincia un insperato recupero in campionato grazie alle prodezze di Matzutzi (Jacopo Cullin) figlio di emigranti appena rientrato dall’Argentina. Il testa a testa con i rivali del Montecrastu sarà segnato da faide familiari e colpi bassi. Nel frattempo, lo stimato arbitro internazionale Cruciani (Stefano Accorsi) si trova a combattere tra la propria integrità morale e l’ambizione di dirigere per la prima volta una finale europea.
L’arbitro gioca per novanta minuti sopra le righe, tratteggiando personaggi folcloristici e a tratti esageratamente recitati, che insieme alla scelta del bianco e nero contribuiscono a conferire al film un tono in bilico tra il melodramma e la commedia grottesca. Il clima esasperato del calcio vero, quello della terza categoria, dei campi polverosi, delle squadre miste senza limiti d’età, degli allenatori improvvisati, trova più punti di contatto di quelli che sarebbe lecito attendersi con il calcio dei potenti, quello internazionale delle decisioni ufficiali e ufficiose, dei sorrisi benevolenti e delle strette di mano da sotterfugio.
Ne emerge un quadro che somiglia a un luogo comune sul potere, e sulle sorti di un’umanità fondamentalmente onesta che vi resiste. “Tutto quello che so sulla morale e sui doveri degli uomini, l’ho imparato dal calcio” (Albert Camus) E pur non trovandosi di fronte ad un gioiello del cinema contemporaneo, va dato atto a Zucca di aver saputo creare un’opera prima degna di apprezzamento, e in cui sono i particolari a raccontare più dei dialoghi.
REGIA: Paolo Zucca
ANNO: 2013
GENERE: Commedia
DURATA: 93 minuti