SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Gli ospedali del Piceno si stanno riorganizzando per ottimizzare l’intervento a favore del cittadino. Sarebbe questa, insomma, la causa della confusione che si è venuta a creare sul reparto di cardiologia. La ripartizione operativa tra Ascoli e San Benedetto è chiara, acuzie al Mazzoni e trattamento post acuzie al Madonna del Soccorso. In merito ai pacemaker, invece, nessun taglio; il dottor Labanti è andato in pensione volontaria e a giorni arriverà la dottoressa Francesca Gennaro dall’ospedale universitario di Parma.
“Stiamo cercando tutti insieme di integrare i reparti di cardiologia di Ascoli e San Benedetto, in questo periodo di crisi e tagli alla spesa sarebbe stato impensabile che due cardiologie potessero fare le stesse cose. – spiega il dottor Persico – Ecco perché con la riorganizzazione delle reti cliniche si è passati a questa suddivisione”. La struttura, insomma, non è rimasta sguarnita e a San Benedetto, stando alle rassicurazioni del direttore d’Area Vasta 5 dottor Del Moro e dello staff ospedaliero, il reparto di cardiologia non chiuderà.
Quindi, una persona infartuata cosa deve fare? Nel momento in cui avverte il dolore deve assolutamente chiamare il 118. Sarà poi il pronto soccorso a determinare la tipologia di ricovero necessaria, se a San Benedetto o ad Ascoli. Chiaro è che al Mazzoni andranno i casi Sca-Stemi, gli altri casi invece seguiranno protocolli unici di gestione dell’emergenza. “L’emodinamica, teoricamente, doveva stare a San Benedetto. – concordano – Ma oggi stiamo attuando decisioni degli anni scorsi”. A San Benedetto, però, non ci saranno dei meri consulenti, ma medici coordinati tra i reparti di cardiologia e il pronto soccorso. Anzi, la riviera godrà di una cardiologia riabilitativa unica solo dopo all’ospedale Torrette di Ancona; in programma anche la degenza per la gestione del post acuto sulla scia della struttura privata di Jesi.
“Il ruolo del servizio ambulatoriale è fondamentale. – interviene il dottor Parato – Un servizio più forte mira a ridurre le forme acute; la cardiologia preventiva non è fatta solo da farmaci, ma di un corretto stile di vita. E la cardiologia moderna mira proprio a questo, a prevenire l’intervento sugli acuti e a gestire il post acuto con un servizio riabilitativo ambulatoriale che prenda in carico il paziente in maniera ottimale“.