SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non c’è nulla da fare per la struttura esterna della piscina comunale Gregori, i lavori di manutenzione per la riapertura non sono iniziati e si preannunciano per il secondo anno consecutivo disagi e difficoltà per le società, gli atleti e i familiari. Se la vasca da 50 metri non sarà aperta ai nuotatori, si dovrà far ricorso alle strutture di Pescara o Pesaro causando ai sambenedettesi impegni economici e dispendiosi tempi.
In una città dove presto sorgerà un campo da rugby e si è raggiunto un favorevole accordo per la giovanile sambenedettese, il nuoto sembra essere figlio di un dio minore che può godere di una parziale ristrutturazione della struttura interna della piscina di Porto d’Ascoli. A due anni dalla promessa di inizio lavori e a ridosso dei Campionati regionali – che si svolgono in vasca olimpionica da 50 metri – i team sportivi portano il fatto ai riflettori della cronaca. “Non si sta procedendo a nessun lavoro sull’impianto esterno e siamo stati avvisati dall’Amministrazione che anche quest’anno per il secondo consecutivo la piscina non riaprirà. – dichiarano un gruppo di utenti – C’era stato promesso che con la messa a norma dell’impianto interno e i relativi spogliatoi avremmo visto riprendere l’attività della piscina esterna, quella che permetterebbe ai nostri atleti, oltre 60 di cui alcuni campioni di un certo livello, di allenarsi in una struttura idonea e prepararsi così in maniera adeguata alle gare nazionali e regionali, invece ancora nulla”.
Attualmente i ragazzi sono costretti ad allenarsi tra Pesaro e Pescara con costi personali e per la società altissimi. Un vero e proprio paradosso, considerato che negli anni passati era proprio la piscina olimpionica sambenedettese ad essere scelta come meta di allenamento agonistico da diverse società sportive marchigiane, contribuendo a quel turismo sportivo tanto si ambito di questi tempi. Nell’attesa che l’Assessorato allo Sport replichi sulla situazione in stand by da troppo tempo, va riconosciuto che alcuni problemi strutturali esistono davvero, come per esempio il dislivello che supererebbe il metro e ottanta nella profondità massima. “È anche vero che nell’attesa della messa a norma si potrebbe operare con una deroga, – propone Giorgio Bruglia – magari in concertazione con la Regione come da sempre avviene per il Riviera delle Palme”.