ASCOLI PICENO – “Un ulteriore aumento della pressione fiscale locale sugli immobili delle imprese è intollerabile. Il fisco immobiliare è passato dai 10 miliardi dell’Ici 2011 ai 20 miliardi dell’Imu che per la maggior parte è versata da immobili produttivi, capannoni, negozi, uffici, alberghi, centri commerciali. Un peso insostenibile che crescerà ancora se verrà confermata la possibilità da parte dei Comuni di aumentare il limite superiore della tassazione Tasi tra lo 0,1 e 0,8 per mille, limitatamente per l’anno 2014, e solo per finanziare detrazioni fiscali per i meno abbienti. Si potrebbe così arrivare ad una aliquota Tasi più Imu massima per il 2014 del 11,4 per mille per seconde case ed immobili strumentali delle imprese. È assolutamente inaccettabile”. L’allarma arriva da Francesco Balloni, direttore Cna Ascoli.
“Non è pensabile mettere ancora le mani nelle tasche delle imprese. Lo 0,8 per mille aggiuntivo, infatti, potrà essere applicato indifferentemente alle prime case e agli altri immobili. Ma è evidente qual è la principale fonte di incasso per i Comuni”. “Questa mossa vanifica la bontà della deduzione IMU sui redditi (30% nel 2013 e 20% dal 2014) prevista nella legge di stabilità – aggiunge il presidente della Cna Picena, Gino Sabatini – e si configurerebbe come l’ennesima mazzate per le attività economiche, in particolare per le piccole. La Cna di Ascoli chiede da tempo l’introduzione di una misura di giustizia fiscale che raggiunga l’obiettivo dell’abolizione delle imposte sugli immobili strumentali delle imprese, quelli cioè che concorrono alla formazione del reddito dell’impresa già abbondantemente tassato. Questo in particolare per laboratori e capannoni del nostro territorio, dove le imprese artigiane sono particolarmente in difficoltà e, malgrado questo, sono ormai le uniche a contribuire a sostenere il reddito delle famiglie”. La sintesi della “mazzata 2014”, precisa la Cna Picena è così completa.
Moltiplicazione esponenziale delle scadenze fiscali che, complicando gli adempimenti, aumenta i costi per le imprese. Oltre alle due scadenze IMU fissate a livello nazionale fissate del 16 dicembre (acconto) e del 16 giugno (saldo), i Comuni potranno infatti prevedere altre due scadenze per la TARI (ex Tares), la tariffa rifiuti, e altre due per la TASI, arrivando a sei distribuite nel corso dell’anno.