SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Va al marittimo sambenedettese Tommaso Palestini, classe 1932, il Premio del presidente, conferito annualmente in occasione della Giornata delle Marche; l’onorificenza viene assegnata a personaggi marchigiani che hanno contribuito alla promozione e alla valorizzazione della nostra comunità nel campo culturale, artistico, scientifico, imprenditoriale, sportivo e sociale.
Palestini simboleggia il coraggio e l’abilità della nostra gente di mare. La sua vicenda, per certi tratti eroica, testimonia più di mille parole ciò che i marchigiani sanno ottenere con la loro caparbietà, esperienza e intelligenza. In una fase difficile, come quella attuale, è un esempio di come non bisogna avere paura ad affrontare il mare aperto, quando si ha in mente una rotta e il desiderio di ricercare l’approdo scelto.
Quella di Palestini è una storia tutta da raccontare, che oggi ha dell’incredibile. Nel 1958, insieme al cognato Francesco Palanca, ha condotto in Sierra Leone due piccoli motopescherecci sambenedettesi, di 16 metri appena, attraversando Mediterraneo e Oceano Atlantico, senza l’ausilio di strumenti di comunicazioni, avvalendosi solo di una bussola: per questo fatto è considerato ancora oggi un esempio della determinazione e del coraggio della gente di mare marchigiana. Due mesi di navigazione per portare in Africa le imbarcazioni vendute a una società milanese che svolgeva le campagne di pesca in Sierra Leone. Utilizzare navi da carico era impossibile, a causa dell’elevata spesa sia di trasporto che di assicurazione. Per cui si ripiegò sull’alternativa di navigare direttamente fino in Africa. L’Algeria era sconvolta, da due anni, dalla rivoluzione per l’indipendenza dalla Francia. Costeggiare l’Africa settentrionale era dunque rischioso. La rotta scelta, che mise a dura prova l’esperienza e l’audacia di Palestini e Palanca, fu quella dell’Atlantico aperto: Canale d’Otranto, Stretto di Messina, Trapani, Isola di San Pietro (Sardegna), Baleari, Gibilterra, Marocco, Gambia, Sierra Leone.