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ASCOLI PICENO Prima o poi doveva succedere. In una soleggiata domenica di fine ottobre crolla il castello di carte del nuovo Ascoli targato Manocchio e qualcuno comincia già a scappare. Fino ad ora la squadra sul campo aveva mostrato buone cose nascondendo le gigantesche difficoltà societarie e una stagione partita con enormi difficoltà sia organizzative che tecniche. Ma al primo scoglio duro da superare, tutto è venuto giù. È bastata l’ennesima nuova penalizzazione di due punti arrivata in settimana per far precipitare il tutto. I giocatori che si erano decurtati gli stipendi per venire incontro alla società appena qualche giorno prima, scendono in campo completamente demotivati e vengono umiliati dal Lecce che fin qui in campionato non aveva mai convinto.

TRE GOL IN 8 MINUTI – Al Duca invece i salentini risorgono e passano già in vantaggio al 12′ con il rigore di Bogliacino. L’Ascoli, fiaccato da una situazione ormai allo stremo, si scioglie come neve al sole e subisce altri tre gol tra il 31′ e il 39′ grazie a un altro rigore di Bogliacino e alle firme di Ferreira Pinto e Zigoni. A fine primo tempo l’umiliazione è già servita, si va al riposo sullo 0-4.

IL MISTER SI DIMETTE – La ripresa serve solo per le statistiche, il Lecce arrotonda ancora con Zigoni mentre l’Ascoli va in gol con Vegnaduzzo e Schiaviano ma le questioni di campo passano tutte in secondo piano. La società non riesce più a far fronte nemmeno all’ordinaria amministrazione e allora Pergolizzi negli spogliatoi saluta tutti e si dimette irrevocabilmente. Per la sua sostituzione si fanno i nomi di Monaco, Incocciati e Grassadonia.

LA FINE È VICINA? – Ma la situazione rimane incandescente. I tifosi inferociti contestano la nuova dirigenza e la famiglia Benigni, gli ultras chiedono le dimissioni dell’intero cda (Manocchio, Stallone e Tentoni) insediatosi appena un mese fa. Il presidente Manocchio dice che non molla ma questa volta se non siamo ai titoli di coda poco ci manca.