Quello di Alessandro Ribeca, pubblicato da Edizioni Creativa, è un libro che si lascia comprendere a poco a poco; dalle delusioni giovanili che si leggono nelle prime pagine alla maturazione e al cambiamento, passando per il dolore, la ricerca e la scoperta. Un libro intimo che, però, si racconta minuziosamente nelle azioni e decisioni del protagonista; l’interiorità infatti emerge nei gesti, nell’altro e nell’oltre. Il primo libro di Ribeca, ragazzo del ’74 impiegato bancario ed educatore nell’Azione Cattolica, trae spunto dalle sue esperienze per tirar fuori una storia originale, ma sincera. L’amore adolescenziale non corrisposto genera una forte tensione per il protagonista che trae beneficio dall’incontro di Armando, il vecchio. Un romanzo non solo per i giovani, ma anche per gli adulti per far riflettere sulla felicità e la verità che non è di una sola generazione, che non è di un periodo, ma di tutti.
Gli amici e i grandi, gli errori e gli insegnamenti, il romanzo racconta una storia di maturazione che potrebbe rappresentare ognuno di noi. Come nasce la storia di Alex? Da cosa si è lasciato ispirare? “Nasce essenzialmente da una esperienza. Mi sono impegnato per tanti anni nella mia parrocchia in attività educative per i ragazzi e per i giovani di Azione Cattolica. Lì, è accaduto l’inaspettato, un incontro che mi ha donato un modo nuovo di guardare la vita. Nel romanzo non faccio altro che raccontare questa esperienza. Gli eventi e i personaggi sono di pura fantasia, ma le sensazioni, i sentimenti, le ragioni di tutta la storia sono vere. Ho raccontato di un gruppo di ragazzi che si imbattono in una novità assoluta per loro, un uomo che prova ad introdurli al reale, al significato delle cose. Ho raccontato ciò che è accaduto a me e a un gruppo di giovani in un anno trascorso insieme, ma è anche vero, come dici tu, che questa storia in fondo, è il cammino che facciamo tutti quanti nella vita. Tutti, in qualche modo, siamo attratti da una proposta che nasce sempre da un incontro, ma proprio perché si tratta di una proposta deve necessariamente riconoscere all’altro la libertà di aderirvi. Nel romanzo ogni personaggio prenderà la sua strada, anche se poi di fronte alle decisioni della vita, ognuno di loro dovrà fare i conti con l’esperienza vissuta con Armando: sarà un continuo paragone, il punto di riferimento, il criterio con cui valutare le proprie scelte. E questo è un aspetto importante perché sono le scelte che facciamo a dire chi siamo”.
Che ruolo ha Armando? E la luce nei suoi occhi cosa rappresenta, da cosa è nata? “Persone come Armando esistono veramente. Io le ho incontrate. Ho incontrato persone capaci di testimoniare con la loro vita che un modo diverso di vivere è veramente possibile. Tutti noi abbiamo bisogno di queste figure che sono eccezionali sì, ma con le quali possiamo misurarci, perché la luce nei loro occhi, non è loro. La luce di cui parlo nel romanzo è la luce di Dio e il metodo più usato da Dio per entrare nella nostra vita è concretissimo, è l’incontro! Dio si fa presente attraverso altre persone. Questo è sconvolgente per noi, perché non riusciamo ad ammettere che l’incontro con Dio possa essere così concreto da rivelarsi nel volto dell’altro. Queste persone portano la luce, una luce che non è loro, ma una luce che hanno ricevuto da Dio e l’hanno ricevuta perché l’hanno accolta. Accogliere! Questa è l’unica cosa che ci è chiesta. Non siamo neanche chiamati ad amare perché da soli non potremmo amare. Siamo come corpi fluorescenti: restituiamo, spesso senza rendercene conto, luce assorbita in precedenza. Più siamo vicini alla sorgente e più possiamo restituire luce”.
Amore, speranza e felicità? Qual è la realtà di cui si ha bisogno per costruire il destino? “Abbiamo bisogno della realtà dei sogni. Sembra un ossimoro, ma come ripeto spesso ai giovani, la parola “desiderare” significa “distogliere lo sguardo dalle stelle” e questo implica un’azione: sognare non è starsene con la testa fra le nuvole, ma mettersi in azione. Viviamo un tempo nel quale chi sogna appare un pazzo. Il mio nuovo romanzo affronterà con maggior attenzione proprio il tema dei sogni. L’uomo in fondo è desiderio, se gli togliamo questo cosa rimane? Se vogliamo dare risposte concrete alle domande ultime del nostro cuore, amore, speranza, felicità, dobbiamo partire dal reale e rispondere alle sue esigenze, perché il nostro destino è proprio questo: rispondere alla realtà”.
Un libro che parla ai giovani attraverso le loro stesse storie fatte di attimi felici e difficoltà. Un libro che trova un espediente per trasmettere un insegnamento. Di quanta luce hanno bisogno i giovani d’oggi per continuare a credere nel loro destino? “Quando penso ai bisogni veri dei giovani, penso ai miei bisogni, perché tutti siamo accomunati dalla stessa sete di infinito e la nostra esistenza è accompagnata da un grido di speranza che sembra non trovare ascolto. Per questo credo che il libro non si rivolga solo ai giovani: il cammino di ricerca della felicità non può mai interrompersi nella vita. I giovani, per credere nel loro destino, hanno bisogno di due cose: di esempi come Armando capaci di testimoniare un modo nuovo di vivere e di proposte concrete, sensate, vere. Di fronte a tali proposte, i giovani, non si tirano mai indietro: me lo dimostrano continuamente. Siamo, piuttosto, noi adulti ad essere chiamati ad una vita più autentica, capace di far dire all’altro: questo chi è per vivere così?“.