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Un canto onirico, sospeso tra forma e sostanza. E’ questo l’ultimo libro di Ivana Manni, “Il canto dell’acqua” edito da Marte Editrice. “Il personaggio avvia la sua narrazione con il desiderio di costituirsi e di confessare. Desiderio tanto più spasmodico quanto meno reale è stato l’omicidio. Quando vige un principio matematico in un testo, ecco che il teatro emerge immediatamente. Questo libro è nel suo insieme una base non per uno ma per più testi teatrali”. E’ quanto si legge nella prefazione di Quirino Principe. E, a dire la verità, si tratta di parole più che condivisibili. 

Il libretto della Manni, architetto e scenografa di Ascoli Piceno, si legge in poche pagine. In esse forma e sostanza si mischiano, il maschile e il femminile si confondono, i due personaggi sono come entità liquide che assumono i contorni di parole non dette, di frasi sospese, di significati immaginifici. La Manni ha pubblicato anche Corpo leggero, raccolta di poesie e disegni (Tracce) e il romanzo I dolci della fortuna (Sovera). È presente nelle antologie Melodie della terra di Plinio Perilli e La poesia delle Marche di Guido Garufi.