Caterina è una ragazza di quasi diciotto anni. Caterina è la più brava della classe, ha una bellissima famiglia affettuosa e un futuro pieno di progetti. Caterina è anche una supereroina, che ogni giorno indossa il suo costume speciale per affrontare la vita, la scuola, i compagni: perché Caterina è grassa, quindi è una “non-persona”, che non può sedersi nei sedili del cinema né comprare abiti nei negozi normali, che solo dentro casa, nel suo nido, può essere Caterina, mentre quando è fuori è Cate-ciccia, bersaglio delle beffe del prossimo.
Questo è ciò che lei ci racconta per mezzo della scrittura sapida ed evocativa di Matteo Cellini, insegnante, di Urbania: eppure, attraverso le parole del suo autore/creatore, noi lettori riusciamo a scoprire altre cose. Ad esempio capiamo che Caterina ha paura, soffre da sola per non dover soffrire davvero, fugge ai sentimenti perché oppressa da una mole che non è formata dal suo grasso (ma quanto è grassa non lo capiremo mai), ma dal suo Io, così invadente e preponderante da invadere anche il titolo. L’io di Cate è cieco e stupido per quanto lei è sensibile ed intelligente, e la rende un personaggio pirandelliano più vero di quelli che studia a scuola, e ci vorranno gli amici, che il suo ego terrorizzato le impedisce di riconoscere, e un “tradimento” per aprirle gli occhi e farle ricostruire una nuova identità e un nuovo presente. Questo libro edito dalla Fazi Editore, dipinge con stile originale e prezioso, innovativo e immaginifico, non solo l’adolescenza, ma anche il concetto di diversità e di pregiudizio: da leggere per mille motivi e su mille piani di profondità.
Come è nato il personaggio di Caterina: si può intendere come un flaubertiano “Cate, c’est moi”? “Credo che sia una lettura corretta; non ho ben chiari però in quali punti e con quale intensità io e Caterina coincidiamo: è probabile io l’abbia usata come un megafono, oppure come un attore teatrale la propria parte, costretto ad esasperare gesti ed espressioni per renderli visibili dal pubblico – di certo la sostanza di tutto è la forte sensazione di disagio, lo scontro sull’autostrada dei propri sedici, diciassette anni del modo in cui vogliamo essere col modo in cui ci vedono gli altri, dei nostri sogni purissimi con la realtà. In questo senso, dentro Cate, nemmeno troppo nascosti, stiamo in tanti penso, non solo io.”
Infatti: leggendo questo libro si possono rivedere, come in un album di fotografie, i nostri “drammi” dell’adolescenza che, secondo me, sono perfettamente riassunti nella composizione del titolo. “Il titolo inizialmente prevedeva un trattino, tra le sue due parti, ma anche così, con la virgola, rende bene la direzione dello scavo, della ricerca e del viaggio del romanzo; è come aprire una matrioska, dove però ogni forma esteriore, ogni bomba, ogni ciccia, ogni soprannome che completava il suo nome dai tempi delle medie, pesa come il ferro e come il ferro si è arrugginito e non vuole saperne di togliersi di mezzo. Questa situazione è di tanti: non è necessario infatti che nomignoli e soprannomi abbiano circolato in bisbigli, sussurri, cori o scritte nei bagni, spesso siamo noi stessi i primi carnefici di noi stessi – e ci condanniamo prima degli altri e a prescindere dagli altri. Caterina è così un romanzo-abito unisex, taglia adolescenza.”
Non a caso nel testo ci sono continui riferimenti all’opera di Pirandello e alla frantumazione dell’io, che però alla fine Caterina ricompone faticosamente… “Faticosamente e dolorosamente; il romanzo è una presa di coscienza, è una (ri)costruzione di gerarchie più equilibrate e sincere, sulle quali costruire una quotidianità e una vita normali.”
Quando esce di casa Cate immagina di vestire dei panni da supereroina, che sono formati dallo strato di grasso del suo corpo e dal suo essere “diversa”, una “non-persona”, come lei stessa afferma: è un’immagine emblematica della diversità, vissuta non solo da chi guarda ma anche da chi la vive… “Caterina si sente diversa, per lei è un assioma. La diversità, è convinta, è il luogo dove gli altri l’hanno confinata (arriva a trarre le logiche conseguenze da questa cittadinanza: i grassi sono un’altra razza rispetto gli altri, le persone) e dove gli altri l’osservano: il punto più basso della scala umana, il margine – il suo triste supereroismo deriva esclusivamente da questa geografia sociale, accanto a lei tutti possono ridurre i propri drammi, offrendone, lei, di più grandi.
Come immagini che sarà Caterina tra dieci anni? “Caterina l’aspetta la vita, dopo l’ultima pagina del romanzo – e la vita è imprevedibile; potrà essere felice o meno, questo non lo so e proprio non riesco ad immaginarlo: di certo però vivrà la sua vita invece che immaginarsela tutta sbagliata. Ora Caterina è equipaggiata per affrontarla.”
autore: Matteo Cellini; titolo: Cate, io; collana: le strade; pagine: 216; data pubblicazione: 21/02/2013; prezzo in libreria: € 16,00