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Con Marco Lorenzetti è stato amore a prima vista. Professionalmente parlando, s’intende. Una sintonia perfetta senza esserci mai nemmeno visti di persona. Illustratore, ma soprattutto, lettore d’anime e d’intenti, Marco ha la rarissima capacità di interpretare le parole trasformandole in arte. E’ successo così con Piceno33. E accade per ogni libro che rende immagine. 

Come e quando nasce la tua passione e come è diventata un lavoro? “Non so se posso definire il disegno solo una passione perché forse, in realtà, è un vero e proprio “stile di vita” che ho da quando avevo due anni, come ho preso delle matite in mano non mi sono più fermato. A volte penso sia un complemento della mia personalità….. quando non riesco a spiegare quello che voglio dire disegno. Anche se la laurea e poi una parte dei lavori che ho fatto, per scelta e non, mi hanno portato fuori dal panorama artistico pian piano mi sono riavvicinato. Il cambiamento di prospettiva l’ho avuto grazie a Mauro Evangelista, illustratore e direttore di “Ars in Fabula”, master di I livello accademico in illustrazione per l’editoria presso l’ Accademia di Belle Arti di Macerata in collaborazione con l’associazione culturale La Fabbrica delle Favole che lo ha ideato. Io provenivo da 10 anni, più o meno ininterrotti, di illustrazione per la scolastica e avevo decisamente bisogno di un cambiamento e di un “significato” da dare a questa professione. Mauro mi ha fatto capire chiaramente che potevo aspirare a pubblicazioni di un certo livello e anche con editori internazionali, così mi sono rimesso letteralmente a studiare (anche se per me lo studio è quotidiano perchè quando lavori ad una illustrazione devi fare molta ricerca), dopo un anno di master sono arrivati i primi progetti con Gallucci Editore, Scuola Holden/ Repubblica-L’Espresso per la collana Save the Story, Rizzoli”.

Raccontaci le tue esperienze più belle… “Sono quelle avute durante la frequentazione del master e dei corsi della Summer School de La Fabbrica delle favole. Si è in tanti, dai principianti agli illustratori docenti importanti nel panorama nazionale e internazionale come, per fare solo qualche nome, Mauro Evangelista, Roberto Innocenti, Pia valentinis, Alessandro Sanna, Carll Cneut, Pablo Auladell, Fabian Negrin. La possibilità di lavorare a stretto contatto con personaggi come questi e lo scambio coi colleghi giovani e meno giovani è arricchente e rende possibile quella condivisione che normalmente un illustratore non ha o ha poco visto che è un lavoro solitario. Io chiamo il mio studio-camera “la torre”…ma non è d’avorio però”.

Come nasce un’illustrazione? Da cosa vieni ispirato? “Nel mio caso una illustrazione nasce in qualsiasi momento. Come dicevo lo studio e la ricerca sono importanti perchè ti aiutano e ti danno delle indicazioni su come puoi affrontare il lavoro, t’indirizzano, t’incanalano ma l’idea nasce nei modi più impensati: a volte sentendo parlare qualcuno, vedendo delle immagini alla televisione, ascoltando musica, vedendo il lavoro di altri illustratori, rileggendo il testo su cui devi lavorare o leggendo un testo completamente diverso, durante una passeggiata, osservando le luci di un panorama, facendo foto o semplicemente guardando la gente che passa…..una volta a un concerto mi annoiavo e ho iniziato a fissare e ad osservare le colorazioni delle luci e gli effetti sul palco e sul pubblico….da lì sono nate delle illustrazioni”.

In genere lavori sui libri, sulle storie. Come avviene il passaggio tra la componente testuale della storia e quella dell’illustrazione e che legame nasce tra le due parti? “Allora… Diciamo che l’illustrazione “ideale” è una immagine autonoma complementare ad un testo autonomo dove entrambe raccontano la medesima storia da punti di vista diversi ma convergenti. Purtroppo però questo non avviene sempre e spesso l’illustrazione viene considerata “l’ancella” del testo che “decora” una parte scritta. Addirittura se il testo descrive qualcosa l’illustrazione deve sottolineare di nuovo quel che il testo dice e quindi il messaggio si ripete. Questo avviene perchè nella maggior parte dei casi non sono gli illustratori a proporlo ma gli editori a richiederlo. Ti faccio un esempio se mi chiedono d’illustrare una scena d’azione e questa scena è descritta nei minimi dettagli la cosa migliore sarebbe rappresentare quello che la scena non dice, un momento non descritto, questo darebbe la complementarietà tra testo e immagine, ma se io devo illustrare tutto quello che c’è nel testo faccio un lavoro “inutile” (ai fini dell’autonomia dell’immagine) perchè è un qualcosa detto due volte: scritto e disegnato. In questo caso sta all’illustratore mettere del suo o del nuovo in un “già detto” che possono essere particolari, dettagli, prospettive, colori, aggiunta di personaggi.

Cos’altro ti piace nella vita? “Non ho una “vita sociale impegnata”, mi piace molto leggere, stare con gli amici quando posso, viaggiare per vedere musei, andare al cinema o a teatro quando ne vale la pena….altrimenti c’è Sky a casa che mi aspetta, mi piace il cibo regionale ed etnico….non mi piace andare all’estero e chiedere la pasta….il cibo del luogo è quello che preferisco e che vado cercando, poi se non mi piace pazienza ma almeno ho provato una cosa nuova…cmq per la cronaca mi piace sempre quasi tutto…anni fa durante un viaggio di lavoro in Giappone, una nazione con una cucina ricca e ottima come la nostra, ho detto no con fierezza a dei grilli canditi alle pendici del monte Fujiama. Nello sport non amo il calcio, preferisco il rugby di gran lunga, l’atletica, il karate, ma preferisco seguirlo alla televisione….sono dannatamente pigro! Mi piace collezionare oggetti e gadgets specie quelli dell’animazione anni 70 o classica”.

Qualche progetto in cantiere? “Un progetto uscirà in questi giorni ed è un altro albo illustrato con Gallucci dal titolo “Ventimila Leghe (infondo al mare)” una canzone di Gianmaria Testa con cd poi ci sono dei progetti di cui non posso parlare che però dovrebbero essere i miei prossimi lavori sia per ragazzi che per adulti”.

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