ANCONA – Scoperta una maxi truffa nel settore del biologico che ha portato al sequestro di cibi contraffatti e contenenti pesticidi. L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza di Pesaro e dagli uomini dell’Ispettorato repressioni frodi del Ministero delle Politiche Agricole, ha coinvolto diverse Regioni: Marche, Emilia Romagna, Sardegna, Molise e Abruzzo. L’operazione ha consentito di ritirare dal commercio tonnellate di soia contaminata dall’India, mais e grano tenero ucraino e moldavo certificati come biologici ma contenenti ogm e parassitari.
Immediate le reazioni di Coldiretti Marche che in un comunicato fa sapere: “l’operazione della Guardia di finanza rafforza la tutela delle oltre duemila vere aziende biologiche marchigiane e i trecento punti di vendita diretta attivi nella nostra Regione”. L’indagine ha messo in luce anche i guasti causati dal ritardo nel rendere obbligatoria l’indicazione di origine sugli alimenti. Secondo un’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Sinab, nelle Marche gli operatori attivi nel biologico sono 2.127, con un aumento dell’1,4 per cento rispetto all’anno precedente.
Di questi, 1.758 sono i produttori, 228 i preparatori, cioè coloro che trasformano, 133 i produttori-preparatori e otto gli importatori. Una quota che colloca le Marche all’ottavo posto nella classifica delle Regioni italiane e la stessa posizione viene mantenuta se si considerano le superfici coltivate a bio. Nel nostro territorio ammontano a 54.210 ettari, con un guadagno del 2,8 per cento nello spazio di dodici mesi. Il punto di forza delle Marche bio è sicuramente il fenomeno della vendita diretta. Sul territorio regionale sono oggi presenti quasi 200 aziende che puntano sulla filiera corta, oltre a 37 agriturismi e ristoranti che servono pasti bio, 51 negozi specializzati, 38 gruppi di acquisto solidale e 11 mercatini. In tutto una rete di commercializzazione che conta oltre 300 punti.