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Confartigianato Autoriparazione Marche segnala da tempo il mancato ritiro dei pneumatici dismessi da parte dei Consorzi Obbligatori. La situazione di generalizzato disservizio è arrivata al livello di emergenza e non è più sostenibile dagli autoriparatori-gommisti che ne subiscono le conseguenze dirette.

Confartigianato Marche: emergenza per la raccolta pneumatici

Nonostante le ripetute segnalazioni fatte ai consorzi nazionali, la situazione resta critica con giacenze di richieste di oltre cinque mesi. Il comparto auto conta circa 1.000 di operatori nelle Marche che svolgono la sostituzione dei pneumatici fuori uso. Una mancata attivazione delle azioni di recupero rischia di bloccare l’obbligatoria attività della sostituzione degli pneumatici da strada a ridosso della stagione invernale. Vale la pena di sottolineare che nelle Marche circola oltre un milione di autovetture e si stima che potrebbero essere 300.000 quelle interessate al cambio gomme.

I ritardi nel ritiro degli PFU vengono per lo più motivati, da parte dei Consorzi, dal raggiungimento del target obbligatorio per legge. Con l’impossibilità di ritirare quote aggiuntive, rinviando spesso, in modo improprio, alle imprese l’onere e la responsabilità di attivarsi direttamente per ottemperare a tale adempimento.

Le lungaggini, in alcuni casi, sono anche legate a disorganizzazione logistica e inadeguatezza dei mezzi impiegati per la raccolta. Così come le quantità di gomme ritirate sono inferiori a quelle conferite dalle imprese, senza possibilità di contestare la discordanza numerica riferita al peso degli pneumatici. A scapito delle imprese stesse.

Il disagio causato dall’ingombro degli pneumatici accatastati che limita la disponibilità di spazi all’interno delle officine diventa particolarmente gravoso nei periodi in cui si effettuano i cambi stagionali.

“Siamo in procinto della campagna di cambio invernale”, scrive Confartigianato Autoriparazione Marche in una nota. “Gli operatori – si legge – hanno i piazzali pieni e le prenotazioni effettuate per il ritiro, risalenti a 5/6 mesi fa, sono inevase. C’è un problema di sicurezza. Il carico incendio non corrisponde più a quello riportato sulle varie valutazioni dei rischi e c’è il pericolo di subire sanzioni in caso di ispezioni”.

“Confartigianato Autoriparazione – prosegue la nota – si è già attivata nei confronti del Ministero dell’Ambiente dove da mesi pende un tavolo di confronto. Tavolo ancora senza soluzioni e risposte seppur temporanee al disagio attuale. Occorre rivedere il sistema di assegnazione dei quantitativi di PFU secondo criteri che rispondano alle effettive esigenze e specificità territoriali. Superando i problemi di accorpamenti in macro-aree poco funzionali sul piano operativo come, ad esempio, quello delle Marche.

In una società attenta alla sostenibilità e al riuso, non si comprende come non vedere anche in questa tipologia di rifiuto una opportunità viste le molteplici applicazioni per esempio per asfalti, parchi gioco, componenti di gomma riciclati. Il tutto a beneficio di un minor consumo di derivati del petrolio”.

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