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Rafforzare le opportunità lavorative per i detenuti nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Umbria colpite dal terremoto del 2016 promuovendone l’assunzione nei cantieri della ricostruzione. È questo il senso del protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal Commissario straordinario di Governo per il sisma 2016 Guido Castelli, dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana card. Matteo Maria Zuppi, dal Presidente dell’ANCI Roberto Pella e dal President dell’ANCE Federica Brancaccio.

Ricostruzione post sisma 2016: il protocollo per l’impiego di detenuti

Saranno 35 gli istituti penitenziari interessati dal progetto, tutti presenti nelle province di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara. Province coinvolte dal terremoto di otto anni fa.

Sarà il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in accordo con la magistratura di sorveglianza, che individuerà i detenuti in possesso dei requisiti di idoneità per lo svolgimento del lavoro all’esterno. Il numero di coloro che saranno effettivamente coinvolti, così come le modalità di inserimento lavorativo, dipenderanno dal programma dei lavori, dai cantieri individuati e dall’incontro fra le esigenze delle aziende con i profili dei singoli detenuti.

Le prestazioni lavorative potranno riguardare, oltre ad attività di edilizia, anche lo svolgimento di compiti di natura impiegatizia comunque collegati ai cantieri.

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio

Per il Ministro della Giustizia Carlo Nordio il fine rieducativo della pena e il reinserimento sociale dei detenuti sono un obiettivo primario del governo. “Per noi – ha commentato – non si tratta soltanto di perseguire quello che è un dovere costituzionale sancito dall’articolo 27 della nostra Carta, ma è un impegno morale a cui lavoriamo ogni giorno attraverso una strategia di interventi quanto più ampia per favorire e incrementare le opportunità di lavoro in favore della popolazione detenuta. Per affrontare le annose criticità del carcere, dal sovraffollamento degli istituti al rischio della recidiva, è fondamentale puntare sul coinvolgimento di tutti. Istituzioni, imprenditori, società civile, associazionismo e mondo cattolico, insieme possono contribuire a costruire un’opportunità di riscatto per coloro che stanno scontando una pena”.

ricostruzione Massimiliano Ossini Guido Castelli

Il Commissario Straordinario di Governo per il sisma 2016 Guido Castelli

Il Commissario Straordinario di Governo per il sisma 2016 Guido Castelli

“Ringrazio il Ministro Nordio e tutte le autorità presenti – ha aggiunto il Commissario Castelli – per aver condiviso l’importanza di questo Protocollo d’intesa. Protocollo che ha l’obiettivo di favorire un’opportunità di apprendimento e di reinserimento di cittadini attualmente detenuti. Compito dello Stato è infatti non solo quello di garantire l’espletamento della pena per il reato commesso, ma anche la rieducazione. E l’iniziativa odierna va proprio in questa direzione. Siamo lieti di poter collaborare con il Ministero della Giustizia e gli istituti penitenziari nell’ambito del percorso di ricostruzione dell’Appennino centrale. Si tratta del secondo cantiere più grande d’Europa. E’ un’opera complessa che non si limita alla ricostruzione fisica ma che include una strategia di rilancio economico e sociale delle comunità dell’Appennino centrale.”

Dopo le prime false partenze – ha proseguito Castelli –  finalmente siamo riusciti ad imprimere un cambio di passo. Il 95% delle circa 3.500 opere pubbliche finanziate è stato avviato. Complessivamente i cantieri privati fino ad oggi autorizzati sono stati oltre 20 mila e, di questi, sono più della metà quelli già conclusi. I progetti di riparazione approvati degli oltre 1.200 edifici di culto lesionati dal sisma hanno superato la soglia 50% del totale. Sono risultati che documentano un clima di grande collaborazione tra gli attori della ricostruzione: struttura commissariale, regioni, comuni, diocesi, soprintendenze, imprese, professioni tecniche e terzo settore. Si tratta del migliore humus per sviluppare un protocollo che sottende l’antica riflessione agostiniana secondo cui dal male (e quindi anche dal sisma) può scaturire il bene”.

Il Presidente della CEI card. Matteo Maria Zuppi

“Questo Protocollo – ha concluso il card. Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana – ha una doppia valenza. Da una parte dà la possibilità ai detenuti di lavorare, restituendo loro dignità e aprendo orizzonti di futuro. Ed è significativo che questa rinascita  parta proprio dai cantieri della ricostruzione, in territori feriti ma desiderosi di ricominciare. Dall’altra parte, ricorda che il carcere è per la rieducazione e la riparazione, mai solo punitivo. In questo senso, le pene alternative aiutano a garantire l’umanità e a favorire il reinserimento nella società. Questo Protocollo, investendo sul lavoro dei detenuti, è un passo concreto verso l’obiettivo ambizioso della recidiva zero”.

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