Come è andata lo sappiamo. Sbandierata ai quattro venti dal sindaco Marco Fioravanti e dall’assessore alla Cultura pro tempore Donatella Ferretti la candidatura di Ascoli a Capitale della Cultura 2024, alla fine ha vinto Pesaro. Un boccone avvelenato che ancora non è stato digerito. Anche e soprattutto perchè si era investito molto, sia economicamente che politicamente, su questa vittoria. Anche e soprattutto perchè i cittadini ci avevano creduto.
Ovvio che in campagna elettorale questa pesante e dolorosa sconfitta torni a galla. Riportiamo, al riguardo, la nota diffusa alla stampa dal candidato sindaco Emidio Nardini.
Ascoli Piceno e la Cultura: le riflessioni del candidato sindaco Emidio Nardini
“Cultura: manca un progetto per uscire dall’anonimato.
I singoli eventi non bastano: il fallimento del progetto Capitale della Cultura e la vicenda Unesco sono la testimonianza. Pare ormai evidente che il nostro Sindaco abbia puntato tutto su una animazione diffusa, anche di richiamo, fatta di feste, rassegne culinarie, notti bianche, mercatini. E i cittadini rispondono numerosi. D’altronde perché non dovrebbero?
È però anche vero che per rendere Ascoli protagonista della cultura italiana (ricordate “Ascoli Capitale della Cultura”? “Ascoli Patrimonio dell’Unesco”?) è necessario altro. Con la cultura si fa anche sviluppo economico del territorio. È infatti innegabile, numeri alla mano, che tutte o quasi le iniziative messe in campo siano frequentate prevalentemente dai soli abitanti di Ascoli e provincia. Soddisfacendo, solamente o quasi, i ristoratori del centro storico (giustamente ben contenti!), ma lasciando del tutto indifferente il resto delle attività cittadine.
Pur riconoscendo il valore di alcuni spettacoli (i concerti di Dardust e Vecchioni, ad esempio) o le rassegne “Jazz-AP” e “Controvento”, non sono eventi tali da rendere Ascoli attrattiva e competitiva su scala nazionale.
Molte città simili alla nostra hanno da anni puntato su una politica culturale che poggia sulla originalità e qualità della loro proposta. Con una strategia che ha saputo costruire una immagine in grado di emergere a livello nazionale facendo muovere visitatori da tutta Italia.
Una città come Ascoli credo che su questo debba puntare altrimenti rimane culturalmente anonima.
Al contrario, il Sindaco sembra più preso dalla frenesia di mettere in campo ogni iniziativa possibile inseguendo un consenso immediato. Consenso che tuttavia non crea certo le condizioni per impedire l’impoverimento del tessuto economico e sociale cittadino.
Basta esaminare il numero delle presenze turistiche ad Ascoli del 2022 (dati ufficiali Regione Marche).
Le presenze turistiche nel totale degli esercizi ricettivi sono state, nella nostra città, 68.230 nel 2021 e 74.251 nel 2022. Escludendo dal confronto città che usufruiscono anche di un turismo balneare, ad esempio Jesi è passata da 39.658 presenze nel 2021 a 67.625 presenze nel 2022, il confronto con Macerata passata da 139.881 presenze del 2021 a 259.458 presenze nel 2022 è emblematico.
Questi numeri testimoniano, di fatto, il risultato davvero misero della politica turistico-culturale di questa amministrazione nonostante le cifre rilevanti investite in questo settore, sebbene con qualche dubbio rispetto ai beneficiari (determina dirigenziale n. 4324 del 23/11/2023).
Forse ci vorrebbe più lungimiranza, capacità di guardare lontano e non solo la voglia sfrenata di Sindaco e Assessori di promuovere la loro immagine personale che campeggia ovunque. Ma questa è un’altra storia.”