Ha riaperto le sue porte al pubblico dopo il sisma del 2016, con una mostra temporanea, il Museo del territorio di San Severino Marche. In esposizione una raccolta di testimonianze della civiltà contadina artigianale e protoindustriale allestita negli stessi spazi di sempre, all’interno della scuola media di viale Bigioli.
Il Museo del territorio di San Severino Marche
Il Museo del Territorio nasce da una felice intuizione del preside Giuseppe Micozzi Ferri. Negli anni ’90, con passione e dedizione, iniziò a raccogliere da privati cittadini le testimonianze storiche e documentarie delle radici contadine. Successivamente la raccolta si è arricchita di oggetti e strumenti legati al fiorente artigianato locale e alla civiltà proto-industriale.
Scopo principale del museo è quello di rinforzare l’identità collettiva diffondendo e mantenendo la memoria di usi e costumi. In esso rivivono i fondamenti della cultura del territorio, una presenza attiva capace di riannodare l’incontro tra le nuove generazioni e il vissuto dei loro antenati. Vissuto spesso dimenticato. Con il boom economico e l’industrializzazione degli anni ’60 e ’70, infatti, anche l’entroterra marchigiano risentì dello spopolamento delle campagne e dell’abbandono delle attività tradizionali di sussistenza a favore del lavoro di fabbrica. Con quest’ultimo che assorbì la maggior parte della manodopera giovane del tempo. Fu così che molti antichi mestieri artigiani, ed in particolare il lavoro dei campi,vennero abbandonati o sostituiti con attività tecnologizzate più moderne e redditizie. Di conseguenza, nel tempo le giovani generazioni non avevano più a disposizione quel patrimonio etnografico che era stato tipico e caratteristico dei propri padri e dei propri nonni.
Quindi iniziò il lavoro di ricerca coordinato dal preside Micozzi Ferri portato avanti in collaborazione con insegnanti, alunni e famiglie.
Il successo di tale raccolta fu così ampio che il progetto iniziale di costituire un museo della vita contadina fu ampliato in quello di un museo del territorio. Rappresentativo cioè non solo della connotazione rurale della vita passata del paese, ma dei diversi aspetti sociali, economici, associativi e ludici.
In seguito all’ampliamento dello spazio a disposizione, al museo fu annessa anche una vicina casa colonica che è stata arredata seguendo le caratteristiche di un ambiente contadino di inizi ‘900.
L’allestimento degli spazi espositivi e la loro cura sono stati affidati ai presidi che si sono succeduti nel tempo e all’opera del bidello Oberdan Poletti.
Gli oggetti in mostra si dividono in alcune sezioni dedicate alla sanità, con gli oggetti che ricordano l’associazione di pubblica assistenza Croce Verde nata nel Novecento, al lavoro agricolo, con macchine e utensili impiegati nelle nostre campagne, al mondo del lavoro artigianale, con molte testimonianze che giungono dal vecchio Borgo Conce, al tempo libero, alla vita quotidiana.
Nella casa colonica, invece, si può scoprire un mondo d’altri tempi. Di quando, cioè, non c’era la luce elettrica e la vita era scandita da altri ritmi e altre priorità.
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