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La sezione provinciale di Italia Nostra da sempre si è occupata del complesso di San Domenico, ad Ascoli Piceno. Un complesso dall’immenso valore artistico, architettonico, monumentale e storico. “Ora – scrive il presidente, prof. Gaetano Rinaldisembra che quello che resta della chiesa e dei locali del Convento verrà utilizzato, con fondi del cd. Pinqua, per realizzare un ‘housing sociale intergenerazionale’. Per ospitare studenti della locale Scuola di Architettura e Design e persone della terza età”.

La nota di Italia Nostra sul Convento di San Domenico, ad Ascoli Piceno

“Tra i tanti Conventi presenti nella città delle Cento Torri – scrive il prof. Rinaldi – si distingueva, per il pregio architettonico dell’edificio e per il valore delle opere d’arte esposte nella sua chiesa, quello di San Domenico dei P.P. Predicatori di Lombardia. Infatti nella chiesa erano presenti due Polittici di Carlo Crivelli, quello di San Domenico ora detto Demidoff e quello di San Pietro Martire. C’erano poi un dipinto di Cola dell’Amatrice, uno di Paolo di Visso, uno di Ludovico Trasi e uno del  Simone De Magistris. Oltre ad altre pregevoli dipinti custoditi nella Sagrestia, compresa, forse, un’altra opera del Crivelli.

Insomma una vera e propria raccolta di pregevoli opere d’arte. Ma poi c’è stata la completa dispersione di tutti questi capolavori. Addirittura la stessa chiesa, nel 1766 riedificata dalle fondamenta su progetto di Lazzaro Giosafatti, che come sostiene Gianbattista Carducci ‘diresse con freddezza mortale la sua architettura’, è stata, poi, completamente ristrutturata per trasformarla in un’anonima palestra di un edificio scolastico.

Le opere del Crivelli

La sorte più inverosimile è toccata alle opere del sommo Crivelli. I suoi  polittici sono stati in buona parte smembrati e dispersi  nei musei di tutto il mondo. Fortunatamente solo al Polittico di San Domenico, è toccata, per modo di dire, una sorte migliore. Perchè pur privo della predella e della cimasa, risulta integro per  il resto ed esposto, come polittico Demidoff, nella National Gallery di Londra.

ascoli piceno

Carlo Crivelli, polittico Demidoff – National Gallery, Londra

Ora sembra che quello che resta della chiesa e dei locali del Convento verrà utilizzato, con fondi del cd. Pinqua, per realizzare un ‘housing sociale intergenerazionale’ per ospitare studenti della locale Scuola di Architettura e Design e persone della terza età.

Che fine hanno fatto gli affreschi del chiostro?

Non si sa ancora, invece, quale destinazione si intenda riservare al Chiostro del Convento. Chiostro dove sono ancora presenti affreschi realizzati da Sebastiano Ghezzi, padre di Giuseppe Ghezzi, Accademico di San Luca e Segretario di quella ‘Dotta Assemblea’. O ai locali contigui al Chiostro, dove sono presenti, o almeno erano presenti, preziosi affreschi. Di questi affreschi, purtroppo, non si riesce a conoscere lo stato di conservazione. Nè si riesce a sapere se esistono ancora.

Mai, infatti, ne è stata consentita la visione. Solo una volta è stato possibile per un attimo intravedere l’affresco della crocifissione che copriva l’intera parete di fondo del probabile antico refettorio del Convento. Purtroppo la meravigliosa visione, in quella fortunata occasione, è stata proibita in malo modo dalle persone presenti nel locale. Non risulta, peraltro, che mai siano state effettuate indagini sull’origine e sull’autore degli affreschi e sullo stato di conservazione. Manca addirittura anche una minima documentazione fotografica.

La proposta di Italia Nostra

Proprio per tentare di salvare questa prestigiosa memoria storica del monumento, la Sezione, da tempo, ha proposto che sia resa possibile una fruizione pubblica almeno di una parte dell’antico convento. E, in particolare, del Chiostro e di tutti i locali attigui dove è sperabile siano ancora presenti gli affreschi, di sicura notevole qualità. Realizzati, probabilmente, da Nicola di Ulisse da Siena.

In questi locali si potrebbe realizzare, come da tempo proposto dalla Sezione, il Centro di Documentazione della Pittura di Carlo Crivelii e dei Crivelleschi. Centro di studio per consentire una ricostruzione con metodi innovativi della triste vicenda della dispersione delle troppe opere del grande pittore veneziano, di cui  per tempo, forse, non si è compresa la grandezza.

Questa operazione, oltre a dotare la città di una struttura di grande importanza, sarebbe una sorta di risarcimento postumo nei confronti del grande artista veneziano, diventato, poi, cittadino di Ascoli. Città in cui è deceduto nel 1495, inumato probabilmente in un luogo anonimo di cui non si conosce l’ubicazione.

E’ augurabile, comunque, che, nell’immediato, si accerti  almeno lo stato di conservazione degli affreschi   presenti nell’antico refettorio del Convento. E si indaghi sulla eventuale presenza in altri locali di altri affreschi coperti da intonaci o tinteggiature. Infine che si decida, finalmente, di destinare almeno questi ultimi a sede del Centro di Documentazione e Studio dedicato alla pittura di Crivelli e dei Crivelleschi”.

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