SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La sanità deve essere al centro della cronaca locale e dopo l’assemblea intersindacale dello scorso 17 gennaio, alla quale non hanno partecipato Anao e Cisl, l’auspicio generale è quello di “raggiungere un dialogo definitivo sulla questione del precariato e la copertura dei posti vacanti, nonché l’assetto minimo delle strutture territoriali e ospedaliere a garanzia della continuità assistenziale“, come spiega il dottor Dino Giusti sindacalista del Coordinamento italiano medici ospedalieri.
DUE MEZZI OSPEDALI – Sono gli ospedali di Ascoli e di San Benedetto nel girone dell’attesa, “le difficoltà che stiamo vivendo sono note a tutti ed è interesse dei cittadini avere dei chiarimenti circa le prospettive che ci attendono. – prende la parola il dottor Mauro Turano – Di fronte a queste criticità a rischiare è solo il cittadino”. Ospedale unico o no, quello che vuole il Cimo è che sia garantita una struttura completa e funzionale, dove le migliori condizioni riusciranno a far svolgere in serenità una professione, come quella del medico o dell’infermiere, dove si incorre spesso a stress fisico e mentale. Ascoli e San Benedetto sono ormai due mezzi ospedali e in Riviera sono più di 300 le persone in lista d’attesa per essere operate, secondo i dati forniti a Cittadinanza Attiva, di cui una ventina prioritari.
CARENZA D’ORGANICO – Caso eclatante dovuto alla carenza di personale, la sospensione per alcuni giorni del day-surgery solo perché uno degli anestesisti era malato; la riduzione dell’attività ha però mantenuto funzionali le sette sale operatorie, senza nessun aggravio. Per un ospedale non utopico, ma normalmente funzionale, servirebbero almeno 4 anestesisti e un primario di anestesia.