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L’omelia del giorno della festa di San Giuliano, patrono di Macerata, è per tradizione un discorso del Vescovo alla città e alla comunità tutta. Un discorso importante che, quest’anno, è arrivato a meno di un mese dalle elezioni per eleggere il nuovo Parlamento. L’omelia del Vescovo della Diocesi Nazzareno Marconi, dunque, era particolarmente attesa. La riportiamo integralmente.

Omelia del Vescovo Nazzareno Marconi nella Messa del Patrono di Macerata San Giuliano (31 agosto 2022)

Carissimi fratelli,

l’omelia del Patrono è tradizionalmente un discorso del Vescovo alla città ed alla comunità civile. Non intendo nascondermi davanti alla situazione attuale davvero impegnativa: guerra, crisi energetica, la pandemia diventata endemica e gli alti rischi per l’occupazione soprattutto dei giovani. Con la mente attenta a tutte queste cose, fra poco più di venti giorni, dovremo eleggere un nuovo parlamento da cui giunga un nuovo governo per l’Italia.

Deluderò subito chi si aspetta da me una indicazione di voto.

Seguendo la Dottrina sociale della Chiesa non ritengo che il Vescovo debba dire per chi dovreste votare o non votare. Il voto è una scelta libera e molto responsabilizzante della coscienza del cittadino. Il problema è che si può scegliere di essere sia coscienti che “incoscienti”, quando si va a votare.  La Chiesa invita tutti ad essere ben coscienti, illuminati dalla fede e da quei chiari e basilari valori umani che il Vangelo definisce “irrinunciabili” per costruire il bene comune.

Non si vota solo per rivendicare diritti, ma anche per assumersi quei doveri che fondano il vivere assieme.

Il Vangelo, perciò, non indica un partito da votare, ma propone chiaramente un progetto di vita sociale: fraterna, pacifica, produttiva, responsabile che per 2000 anni ci ha condotto verso un mondo sempre più civile. Ciascuno di noi, se legge il Vangelo con cuore libero e generoso, può trarne personalmente le conseguenze per scegliere bene. Di questo, infatti si tratta: di scegliere bene o il meno peggio tra quello che realmente è possibile.

L’arte di scegliere nella tradizione cristiana si chiama “discernimento”. Papa Francesco ne parla spesso perché oggi, in una società complessa dove tutto è connesso e siamo costantemente bombardati da idee e messaggi dai media ed ancor più dai social, scegliere bene è diventato più difficile. Fare oggi un discernimento libero, cosciente e responsabile è un impegno esigente.

Quali sono i consigli per un buon discernimento che ci dona la sapienza della fede cristiana?

San Paolo indica prima di tutto le condizioni interiori nella lettera agli Efesini, mostrando ciò che intristisce lo Spirito ed impedisce di valutare bene: “Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza, con ogni sorta di malignità” (Ef 4,30). Chi conserva tutte queste emozioni negative nel cuore, deciderà con rabbia e non valuterà bene ciò che è giusto.

Poi la tradizione spirituale ignaziana indica ben 14 regole per fare un buon discernimento. Io cerco di ridurle a sette, che mostrino come scegliere la persona giusta e le idee più corrette.

La prima regola è: “la colpa è anche mia”. Chi accusa sempre gli altri e non si prende mai la sua parte di responsabilità, non è affidabile. Di perfetto ed infallibile c’è solo Dio, chi pretende di esserlo è un superbo pericoloso.

La seconda regola è: “la carità”. Scegliere cercando il bene comune e non solo il proprio interesse egoistico o quello di una piccola parte di cittadini.

La logica delle classi o delle lobbies va contro la carità, che ama tutti.

La terza è: “la chiarezza”. Più aumenta la confusione e più si allontana il vero bene. Ciò che è buono è chiaro e semplice, anche se non può essere semplicistico in un mondo ormai così complesso. Non basta il buon senso, ma il senso del bene ci guida comunque a riconoscerlo nelle scelte e nelle persone.

La quarta regola è: “la coerenza”. Chi non è coerente e cambia bandiera e idee ogni giorno è poco affidabile. Chi oggi tradisce il tuo avversario per stare con te, domani probabilmente tradirà te.

La quinta regola è: “la scelta preferenziale per gli ultimi ed i giovani”. Una società giusta, secondo il modello evangelico, deve difendere gli svantaggiati e costruire occasioni concrete per un futuro di lavoro e dignità.

Non basta l’assistenzialismo che non dà possibilità di un lavoro dignitoso.

Tutte le forze sociali: dagli imprenditori, ai lavoratori, alle autorità statali dovranno impegnarsi insieme, perché la sfida sarà davvero dura.

La sesta regola è: “lo sguardo”. Dobbiamo guardare il mondo, le idee e le persone dal punto di vista di Dio, cioè dall’alto e guardando lontano. E soprattutto chiedendoci: cosa sta a cuore a Dio, che è certo il più saggio di tutti?

Infine, la settima regola è: “scegli nel silenzio”. Le scelte fondamentali vanno ponderate dopo aver ascoltato tanti, mettendosi davanti a Dio ed alla propria coscienza nel silenzio. Ed in questo nostro mondo, così pieno di chiacchiere e grida, questa è forse una delle regole più importanti.

Dopo una analisi così dura potrà venire la tentazione di rinunciare e di non andare a votare.

È bene capire però che chi non vota non può dire: “non ho scelto”, perché così facendo ha già scelto di lasciare che altri decidano anche per lui e non è detto che siano più saggi ed onesti di lui.

Io continuo a pregare, con tutto il cuore, per la nostra nazione e perché i nostri Santi Patroni sostengano la nostra gente in questo tempo di responsabilità e di prova”.

Foto di copertina da https://diocesimacerata.it

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