Nelle Marche il lavoro domestico è in costante crescita. Nel 2021 i lavoratori domestici erano 26.337, aumentati significativamente rispetto al periodo pre-pandemia (+9,9%). È quanto emerge dai dati INPS elaborati dall’IRES Cgil Marche. Nella maggior parte dei casi sono donne (89,3%), badanti (59,4%) e stranieri (66,9%). Ma, nel corso del tempo, sono aumentati i lavoratori di origine italiana, oggi 1 su 3. Riguardo quest’ultimo dato occorre specificare che potrebbe essere falsato poiché si stima che sei lavoratori su dieci del settore siano irregolari.
Lavoro domestico: ore e retribuzioni nelle Marche
A lavorare sopra le 40 ore settimanali è il 17,2% dei collaboratori familiari mentre la maggior parte ha un contratto part-time, in media dalle 25 alle 29 ore settimanali (23,5%). Tre lavoratori su 4 percepiscono una retribuzione inferiore ai 10 mila euro annui e il 56,2% non arriva a 7 mila euro annui. Tra i lavoratori che svolgono dalle 50 alle 59 ore settimanali il 50,2% riceve una retribuzione inferiore a 10 mila euro annui.
Si osserva, quindi, una forte componente di lavoro povero e livelli retributivi non adeguati alla quantità di lavoro svolto.
“La costante crescita del lavoro domestico – dichiara Barbara Lucchi, segretaria generale Filcams Cgil Marche – è determinata anche dalle mutate esigenze legate alla pandemia. Quest’ultima ha influito positivamente sulla regolarizzazione dei collaboratori familiari. I collaboratori domestici rivestono un ruolo importante nella gestione del lavoro di cura nelle famiglie. Un vero ruolo sociale. Nonostante ciò, il lavoro domestico sconta ancora ritardi in termini di riconoscimento di diritti e tutele previste negli altri settori. Importanti sacche di irregolarità e una forte componente di lavoro povero insieme a retribuzioni non congrue alla mole di lavoro restano purtroppo la cifra distintiva. In queste settimane, la Filcams Cgil è impegnata insieme al Patronato Inca a raccogliere le domande per il bonus di 200 euro previsto dal decreto Aiuti;. Bonus che per i lavoratori del settore rappresenta un aiuto concreto“.
Secondo Rossella Marinucci, segretaria regionale Cgil Marche, “i dati suscitano tanti interrogativi sull’inadeguatezza della risposta socio-sanitaria pubblica al bisogno di assistenza delle famiglie con persone non autosufficienti. Cifre che raccontano di una diffusa irregolarità ma anche di un cambiamento, negli anni, della tipologia di lavoratori di questo settore. Domande che abbiamo la responsabilità di non lasciare disattese, per aprire i necessari confronti istituzionali a tutti i livelli. Sui bisogni delle famiglie, innanzitutto. Ma anche sulla messa in regola di un importante settore lavorativo”.
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