Il presidente della sezione ascolana di Italia Nostra Gaetano Rinaldi solleva il problema dello stato di fatiscenza in cui versa il convento di San Giorgio a Rosara (AP). Un monumento che è una importante testimonianza storica, architettonica e artistica lasciato andare in rovina. Riportiamo la lettera aperta che ha indirizzato al soprintendente Marche Sud Giovanni Issini, al sindaco di Ascoli Piceno. Marco Fioravanti, all’assessore alla cultura della Regione Marche Giorgia Latini.
La lettera del presidente della sezione ascolana di Italia Nostra
“San Giorgio di Rosara: un monumento in rovina.
Una spessa impenetrabile cortina di silenzio è calata sulla triste vicenda del Convento di San Giorgio di Rosara. Convento che giace ormai in una condizione di degrado forse irreparabile. In attesa che si compia l’atto finale della completa scomparsa del prezioso complesso dal panorama unico. Una delle testimonianze di civiltà del Piceno.
Così nulla resterà in piedi dell’edificio realizzato proprio ai piedi della maestosa parete di travertino rosato che ha dato il nome alla località. Scompariranno i resti degli affreschi, i locali che nel corso di secoli hanno ospitato monaci e pellegrini. Quelli utilizzati per curare i malati con le miracolose acque salmacine. E forse anche i reperti di epoca pagana, quando nella zona nel mese di maggio si celebravano riti legati alle festività dedicate alla dea-madre, per i Sabini la Dea-Bona.
Questo legame con gli antichi riti si è conservato nel tempo, tanto è vero che sino agli anni cinquanta del secolo scorso, prima che si aggravassero l’abbandono e il degrado del grande complesso, tutta la comunità ascolana effettuava escursioni nel Convento e nell’area circostante per tutto il mese di maggio.
Ora, insieme alla scomparsa del monumento si è unita anche quella delle antiche tradizioni e tutto è silenzio, degrado, abbandono.
Una città, come Ascoli Piceno, candidata quale capitale della cultura, non deve consentire che tutto ciò accada.
Bisogna fare tutto il possibile per evitare che di tanto splendore non rimanga traccia alcuna.
Per evitare questa drammatica condizione è necessario che la Soprintendenza riattivi la procedura per la dichiarazione di interesse culturale del bene già avviata dall’Arch. e Soprintendente Francesco Scoppola. Non portata a conclusione dopo il suo trasferimento in altra sede. Si potranno in questo modo creare le condizioni per l’applicazione di quanto previsto dal comma 5 dell’art. 1 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio con tutte le conseguenze che per questa nuova situazione si verrebbero a determinare. Comprese quelle derivanti da quanto previsto dall’art. 42 della Costituzione che subordina la “stessa possibilità di esistenza giuridica del diritto di proprietà alla sua funzione sociale e all’accessibilità a tutti” e dall’art. 41 della Costituzione che riconosce che “l’iniziativa economica privata è libera” ma non può essere in concorrenza con “l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana”.
Il nostro auspicio è che l’Amministrazione comunale di Ascoli e il Soprintendente delle Marche Sud, in maniera concorde, si attivino per porre in essere tutto quanto possibile per evitare che del Monastero di San Giorgio di Rosara si perda anche la memoria. E che tutte le Associazioni culturali e di tutela continuino ad assicurare la loro consueta e indispensabile azione di controllo e di proposta”.
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