L’ingresso della società multiservizi romana ACEA SpA in Picenambiente non fa dormire sonni tranquilli ai cittadini del Piceno. Il sovradimensionamento degli impianti di trattamento previsti nel “famigerato” Piano d’Ambito, poi, mette un carico da undici nella partita sui rifiuti che si sta giocando. Nei mesi scorsi ci siamo occupati a più riprese di tutta la vicenda, tornata d’attualità dopo l’ultima seduta del Consiglio comunale di Ascoli Piceno.
Riportiamo la nota diffusa dal Comitato di volontariato civico A&P – Ascolto e Partecipazione.
Rifiuti, le considerazione di A&P
“Il sindaco Fioravanti, nell’ultima seduta del Consiglio comunale aperto, ha dichiarato l’impegno prioritario di mantenere pubblico il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Servizio che, tuttavia, pubblico lo è già. Con la sostanziale differenza che, in ultima istanza, a decidere sono i soci privati con le Amministrazioni pubbliche che, aderendo a questo modello misto, non fanno altro che assecondare le loro richieste.
Pertanto, la richiesta di aumento delle tariffe da parte dei gestori del servizio di trattamento meccanico-biologico – TMB – ossia l’impianto che tratta questi rifiuti residui prima del conferimento in discarica il cui volume, tra l’altro, si è sensibilmente ridotto per effetto della raccolta differenziata, è un’assurdità. Che mette a nudo la fallimentare impostazione estrattivista delle politiche di gestione dei rifiuti degli ultimi decenni. E le irresponsabilità delle Amministrazioni pubbliche che, ancora oggi, spingono per un piano di gestione basato su impianti sovradimensionati. Impianti che prevedono, sicuramente, l’importazione di rifiuti provenienti da altri ambiti (Roma inclusa, con il recente ingresso dell’ACEA in Picenambiente).
Mirare invece ad un Piano Rifiuti Zero, peraltro sostanzialmente imposto nel breve/medio/termine dalle normative UE sull’economia circolare, permetterebbe una sensibile riduzione delle tariffe.
E una trasformazione sistematica basata sul principio dei rifiuti come risorsa anziché problema da risolvere.
I risultati dell’attuale pernicioso approccio basato su un’impiantistica non adeguata ai bisogni attuali e futuri del territorio sono sotto gli occhi di tutti, con un metodo testardamente applicato nel nuovo Piano d’Ambito, nonostante le vacue promesse di parchi, fabbriche di materiali per il riciclo e il riuso, etc… ovvero un duplice costo per la cittadinanza, sia nell’aumento delle tariffe che nei danni permanenti provocati al territorio che sono il frutto amaro della mancata e preventiva valutazione delle prospettive di sviluppo in esso insite in un’ottica di sostenibilità.
Chi ci guadagna è facile da intuire e non è certo la cittadinanza”.
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