Dopo 7 anni Sergio Mattarella è tornato davanti al Parlamento in seduta comune integrato dalla presenza dei rappresentanti delle Regioni. E’ tornato, quindi, davanti ai grandi elettori, che, in rappresentanza del popolo italiano, gli hanno rivolto “una nuova chiamata inattesa alla responsabilità”. Una chiamata, ha specificato, alla quale non ha potuto sottrarsi.
Il discorso del Presidente Sergio Mattarella
Sergio Mattarella, dopo il giuramento, ha tenuto il suo secondo discorso ufficiale da neo Presidente della Repubblica Italiana. Un discorso, quello di ieri, che è durato quasi 40 minuti (chi ha cronometrato precisa che sono stati 37) ed è stato interrotto da ben 55 applausi. Un discorso nel quale ha ripetuto per 18 volte la parola “dignità”.
Rispetto al testo letto, ci sono stati due fuori programma. Il primo per un commento alla settimana di calvario delle trattative. Dopo aver letto che il voto “ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana”, ha aggiunto, con spontaneità, un sobrio ma intenso “travagliati anche per me“.
Il secondo per un ricordo di Monica Vitti. “Consentitemi di ricordare – ha detto, non letto – una grande protagonista del nostro cinema e del nostro paese, Monica Vitti”.
Mattarella: la bacchettata a Mario Draghi
Nel discorso di Mattarella non è mancato, ovviamente, il ringraziamento al Governo guidato da Mario Draghi. D’altra parte Draghi è il premier che proprio lui ha scelto un anno fa.
E che fino all’ultimo è stato il convitato di pietra in tutte le trattative dei “giorni travagliati” di cui sopra. Una presenza opprimente per chi fortemente lo voleva al Colle e ancora più opprimente, se possibile, per chi altrettanto fortemente al Colle proprio non lo voleva. E di fatto gli ha impedito di andarci, almeno per ora.
Ma, da figura che “vigila sul rispetto della Costituzione” (v. art. 68 Cost.) e ne è dunque il garante, Mattarella ha bacchettato proprio Mario Draghi. E il suo modo di rapportarsi al Parlamento.
“Quel che appare necessario – ha affermato – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che, particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese, il Parlamento sia posto sempre in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi”.
Il richiamo al rispetto del ruolo del Parlamento come luogo della partecipazione democratica non è passato affatto inosservato. E’ stato un deciso e doveroso altolà alla prassi governativa di inviare i provvedimenti da approvare a deputati e senatori solo all’ultimo momento. E di procedere a colpi di voti di fiducia, più di 30 in meno di dodici mesi.
Mattarella: il Parlamento come presidio di democrazia
Il Presidente Mattarella ha riaffermato con forza quale deve essere il ruolo del Parlamento in una democrazia vera, matura. In una democrazia che renda liberi tutti i cittadini. “Occorre evitare – ha chiarito – che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale [v. Parlamento, n.d.r.]: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza”.
Ma riportiamo il passo integrale.
“Un’autentica democrazia – ha letto – prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte. Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza”.
Poi c’è stato un accenno, inquietante, a poteri economici sovranazionali che tendono a prevalere aggirando il processo democrativo. E ancora una volta ha spiegato che tocca al Parlamento svolgere il suo ruolo di presidio democratico. Riportiamo il passo integrale.
“Poteri economici sovranazionali – ha letto – tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico. La sfida che si presenta a livello mondiale, per la salvaguardia della democrazia, riguarda tutti e anzitutto le istituzioni. Dipenderà, in primo luogo, dalla forza del Parlamento, dalla elevata qualità della attività che vi si svolge, dai necessari adeguamenti procedurali. Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni. Per questo è cruciale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile”.
Mattarella: la bacchettata alla Magistratura
Il Presidente della Repubblica è anche il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Per tale ragione le parole e i richiami che Mattarella ha rivolto ai magistrati pesano come macigni.
“Mi preme sottolineare – ha affermato – che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività. […] l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini.
È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario.
Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore.
In sede di Consiglio Superiore ho sottolineato, a suo tempo, che indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza.
I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario.
Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone”.
Il pdf completo del discorso è qui.
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