Ascoli Piceno, nella parte più antica, è una città di travertino: case, palazzi, torri e chiese sono tutte così, di travertino. Ogni pietra e ogni concio raccontano millenni di Storia, quella con la S maiuscola. Ma anche millenni di piccole storie, quelle nelle quali magari ci si riconosce di più. Gli ascolani amano questa pietra, ma non sono i soli: la amano anche i fichi.
Travertino trascurato: San Pietro in Castello
San Pietro in Castello è una chiesa importante: romanica, è stata riedificata nella seconda metà del XV secolo. I conci del basamento, però, raccontano una storia, proprio come dicevamo poco sopra, e testimoniano l’esistenza di un edificio preesistente. Più antico di almeno un paio di secoli.
Purtroppo l’abside di questa chiesa è stata letteralmente aggredita da decine di piantine di fico che sono cresciute negli interstizi fra i conci.
Le piantine di fico danneggiano i monumenti?
La risposta è sì: le piantine di fico danneggiano i conci di travertino e minano, di conseguenza, la staticità di edifici e monumenti.
“Le piante che spesso vediamo crescere sui nostri monumenti, sulle facciate di chiese e palazzi – spiega Monica Vittori – causano molti più danni di quanto si possa pensare. Le loro radici infatti si insinuano tra le pietre scalzandole dalla loro sede e spaccandole, fino a minare la staticità. Per questo motivo sarebbe buona cosa fare periodicamente una ricognizione e procedere alla loro estirpazione, seguita eventualmente dallo spargimento di un diserbante adatto al materiale, per scongiurarne la ricrescita”.
Monica Vittori è una restauratrice di beni culturali di grande esperienza, ed è iscritta nell’elenco ministeriale.
I cittadini possono intervenire?
La risposta è no: purtroppo i privati cittadini non possono munirsi di cesoie e andare a estirpare le piantine di fico. Deve attivarsi il proprietario della chiesa, autorizzando l’intervento da parte di personale esperto. La chiesa di San Pietro in Castello, oggi sconsacrata, è di proprietà del Comune di Ascoli Piceno.
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