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Le imprese del comparto edile sono molto preoccupate per le difficoltà che stanno affrontando nella cessione dei crediti da superbonus legati al sisma 2016. A lanciare l’allarme sono Confartigianato Anaepa Macerata–Ascoli Piceno–Fermo, Ance Macerata e Cna Costruzioni Macerata. Il loro appello è condiviso dagli Ordini professionali di architetti, geometri e ingegneri della provincia di Macerata.

Superbonus: la posizione di associazioni di categoria e ordini professionali

Il punto che sta creando maggiore insicurezza nel mercato, hanno spiegato in una conferenza stampa, è l’art. 4-bis, commi 1-3 del D.L. n. 39/2024. Tale articolo pone il divieto di “compensazione per banche, intermediari finanziari, società appartenenti ad un gruppo bancario ed imprese di assicurazione, dei crediti d’imposta derivanti da sconto/cessioni delle detrazioni edilizie con i contributi previdenziali, assistenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali”.

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I partecipanti alla conferenza stampa

Così, hanno aggiunto, moltissime ditte si trovano oggi a dover ridiscutere plafond già assegnati da banche o intermediari. E il rischio è che tali operazioni vengano cancellate, con “conseguenze disastrose per il tessuto imprenditoriale”. Poichè “le imprese che hanno in carico dei cantieri con istanze o dichiarazioni presentate prima del 29 marzo 2024, ma allo stesso tempo anche quelle che le hanno presentate successivamente o che le presenteranno, non possono iniziare nuovi lavori se non hanno la certezza che il credito verrà acquistato”.

Superbonus: l’allarme di associazioni di categoria e ordini professionali

A preoccupare associazioni di categoria e ordini professionali sono anche gli interventi che sono stati da poco avviati, che con molta probabilità non saranno terminati entro il 31 dicembre 2025. Questo tenuto conto che le opere di ricostruzione pesante possono durare anche fino a 4 anni. L’attuale normativa, hanno spiegato, non prevede l’utilizzo degli incentivi fiscali per le spese che saranno sostenute oltre il 2025. Perciò pone tanto le imprese quanto i committenti in una situazione di elevato rischio. Una situazione che potrebbe lasciare in eredità una serie di opere incompiute, mancando così l’obiettivo stesso della ricostruzione.

“Il divieto di esercitare l’opzione per la cessione del credito d’imposta (per le rate residue) per il beneficiario delle detrazioni (committente privato), aumenta ancor di più un disagio. Un disagio – concludono – che si sarebbe potuto mitigare dando la possibilità di cessione del credito al committente. Questa opzione avrebbe dato linfa alla ditta affidataria, se pur in pochi casi. Visto tale divieto, sarebbe auspicabile che uno o più grandi players privati (Enel X, Eni, ecc…) possano smaltire tali crediti per non bloccare un settore che in questo momento presenta un forte dinamismo. In tale direzione, sarebbe necessario realizzare una piattaforma transitoria unica, per sbloccare i crediti stessi”.

Associazioni e Ordini, indefinitiva, si augurano dei correttivi.

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