Il 29 giugno è un giorno molto speciale, per Recanati. Ed anche quest’anno la data è stata celebrata con iniziative curate dal Centro nazionale di studi leopardiani (Cnsl) guidato dal presidente Fabio Corvatta con la collaborazione di Comune e Fai.
Recanati: le celebrazioni leopardiane
La prima fase delle celebrazioni si è svolta nell’Aula magna del Comune con il saluto del sindaco appena eletto Emanuele Pepa. «Oggi – ha detto il sindaco Pepa – Recanati, si veste di orgoglio e gratitudine verso tutti voi che, con passione e dedizione, contribuite a mantenere viva la memoria e l’opera di Leopardi. È nostro dovere, come comunità, continuare a valorizzare e a diffondere questa eredità, affinché le future generazioni possano trarre ispirazione e insegnamento dalle sue opere».
E’ quindi intervenuto Gregorio Leopardi, che ha parlato a nome della famiglia. «Possiamo affermare – ha detto – che oggi, grazie all’azione del Cnsl e della famiglia Leopardi, raggiungiamo un traguardo lungo la strada di diffusione e promozione della figura di Giacomo Leopardi su scala internazionale».
Il presidente del Cnsl Fabio Corvatta ha iniziato il suo intervento ringraziando la contessa Olimpia Leopardi.
“Le celebrazioni – ha aggiunto – nascono con una amministrazione e proseguono con un’altra. Ringrazio l’ex sindaco Antonio Bravi e formulo i migliori auguri al nuovo sindaco Emanuele Pepa. Sono certo che la collaborazione con il Comune proseguirà con risultati positivi. Presentiamo due progetti significativi che partono da lontano. Uno è quello di salvare gli autografi leopardiani e renderli fruibili con la digitalizzazione. Oggi siamo al completamento di questo percorso che ha usufruito della collaborazione della Biblioteca Nazionale di Napoli e dell’Università di Macerata. Abbiamo pensato che il premio Leopardi dovesse andare oltre quello che finora era avvenuto e quest’anno viene assegnato a uno studioso che è un punto di riferimento per la filosofia europea. Ma anche per chi ha la passione per la politica, visto che si tratta di un ex ministro della cultura del governo tedesco».
Recanati: il premio Leopardi al filosofo Julian Nida Rümelin
E’stata Fabiana Cacciapuoti, ex direttrice della Nazionale di Napoli e componente del comitato scientifico del Cnsl, a spiegare la motivazione del premio Leopardi al filosofo tedesco Julian Nida Rümelin. «E’ il nuovo corso – ha detto – che il Centro studi intende percorrere nell’affidare a uno studioso di rilievo europeo i valori leopardiani, l’umanesimo come cultura libera. La sua opera si avvicina al pensiero leopardiano e alla filosofia politica di Leopardi».
La lezione in italiano di Julian Nida Rümelin
«E’ la mia prima volta nelle Marche – ha esordito il filosofo tedesco – conosco bene l’Italia, meno l’italiano. Non so se sono degno di questo premio, le mie ricerche hanno campi comuni con il poeta italiano che vedremo alla fine. Il tema è l’umanesimo nell’intelligenza artificiale. Oggi abbiamo una ideologia e un’economia dell’intelligenza artificiale, si dice che entriamo in una nuova epoca in cui l’umano è sostituito dall’intelligenza artificiale. C’è chi scrive che noi siamo un algoritmo, inventiamo persone. Un legame forse è che anche Leopardi aveva paura delle tecnologie all’inizio dell’industrializzazione, l’umanità era in una situazione in cui c’era paura del futuro ed anche adesso viviamo in un momento tenebroso. Ma è l’uomo il responsabile del futuro, non altri”.
“Ci sono diverse forme di umanesimo – ha proseguito Rümelin – che hanno un nucleo comune, l’essere umano non si dissolve nella geologia, ha una connotazione etica. Gli umanisti confidano nella forza della ragione. La libertà umana è il risultato delle capacità che abbiamo. Ogni uomo ha una sua dignità a prescindere dalle religioni, dagli Stati di provenienza. In campo politico si vuole far apparire che non avremmo più bisogno della democrazia tradizionale, vogliono sostituire la democrazia parlamentare, le istituzioni, con le piattaforme [il filosofo cita la piattaforma Rousseau dei pentastellati, ndr]. Saremmo tutti cittadini politici ma si è visto che non funziona, finisce nel caos. L’umanesimo digitale va contro l’umanesimo. E’ una simulazione del comportamento umano, non siamo un algoritmo, non è compatibile con la dignità umana, con la libertà. L’uomo resta il solo agente, solo lui è autore della sua vita».
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