Interviene a gamba tesa anche la segreteria regionale del CIMO, sindacato dei medici, sulla gestione dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli Piceno. “In Pediatria – scrive – dopo il mancato turnover del personale, la Direzione dell’AST ascoli Piceno nega anche gli incentivi ai medici per svolgere le prestazioni aggiuntive. C’è il rischio di taglio dei posti letto e dell’assistenza”.
Ast Ascoli Piceno: per il CIMO “scelte incomprensibili”
“Le scelte della Direzione aziendale – si legge nella nota del dott. Andrea Piccinini, segretario regionale CIMO – sono incomprensibili. Così le risorse stanziate dalla Regione per pagare gli straordinari al personale in carenza di organico rischiano di rimanere una promessa elettorale”.
“È di una settimana fa – prosegue il Segretario – la pubblicazione della delibera con cui la Regione Marche ha assegnato agli enti del Servizio Sanitario Regionale le risorse economiche, stanziate dal Governo, per far fronte alla cronica carenza di personale sanitario. Nonché per ridurre le liste d’attesa.
Alla AST Ascoli Piceno, per l’anno 2024, sono state assegnate risorse pari a 642.599 euro per il personale medic. Più 241.516 euro per il personale del comparto.
Risorse indispensabili per continuare a garantire l’erogazione delle cure in condizioni di sicurezza. Ma anche per ridurre le liste d’attesa, soprattutto a ridosso del periodo critico delle ferie estive. In particolar modo in quei settori dove più forte è la carenza del personale.
Eppure, è proprio l’AST Ascoli Piceno che ha deciso di negare l’accesso a tali risorse aggiuntive in alcuni dei reparti in cui la cronica carenza del personale medico è maggiore.
È il caso ad esempio della Pediatria, dove da mesi mancano 4 medici che non sono mai stati sostituiti. E dove, per garantire il riposo minimo di 15 giorni di ferie estive, il personale sarà costretto a ridurre la propria presenza in servizio. O a ridurre il numero delle visite ambulatoriali. La scelta di negare le prestazioni aggiuntive proprio a ridosso delle ferie estive non è infatti casuale.
Dopo il taglio delle culle in neonatologia ora sembrerebbe che venga proposta da parte della Direzione aziendale una riduzione dei posti letto in pediatria. Oltre alla sospensione delle attività ambulatoriali.
Numeri alla mano, l’amministrazione ritiene che il personale in servizio sia più che sufficiente a garantire gli attuali volumi di attività. Volumi giudicati dal management aziendale troppo bassi in relazione alle risorse assegnate. Da qui la scelta della direzione di non sostituire i medici andati in pensione cui si aggiunge il rifiuto a concedere l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive per gli straordinari.
A noi risulta invece che il volume di attività della pediatria del piceno sia in linea con i migliori standard regionali. Ancor più in ragione del fatto che le risorse assegnate sarebbero appena sufficienti se le attività fossero concentrate in un unico stabilimento, mentre risultano insufficienti se si mantiene immutata l’organizzazione sui due ospedali di Ascoli e San Benedetto del Tronto. Continuando a non voler razionalizzare i servizi per non stuzzicare la suscettibilità del politico territoriale di turno.
Senza interventi a sostegno dei reparti in difficoltà, senza una vera riorganizzazione, senza la sostituzione degli organici carenti, senza l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive, si innescherà quel circolo vizioso involutivo che porterà ad un ulteriore riduzione delle prestazioni sanitarie a cui farà seguito un ulteriore taglio del personale.
E così via fino alla chiusura di interi reparti e al taglio di intere linee produttive.
Un ossimoro gestionale quello delle prestazioni aggiuntive da parte della Direzione che, una volta intascate le risorse, cerca in tutti i modi di non utilizzarle. Per risparmiare ancora una volta sul costo del personale sanitario e far quadrare i bilanci.
Una contraddizione gestionale che, se perseguita con l’attuale determinazione, renderà vani gli sforzi compiuti dai governi nazionale e regionale per far fronte alla cronica carenza di personale. E per ridurre le liste d’attesa.
Una scelta che, come sindacato dei medici, contestiamo.
E sulla quale invitiamo la Regione ad intervenire per scongiurare che le risorse stanziate per pagare gli straordinari al personale in carenza di organico, in quanto sottoutilizzate, rischino di rimanere solo una promessa elettorale.”
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